Riccardo Angelini è nato nel 1984 a Bologna. Il conseguimento di un'effimera laurea in Scienze Filosofiche segna il suo ingresso trionfale nel mondo del precariato. Dal 2005 affitta per poco prezzo la propria penna a riviste accademiche, di musica, cinema e fumetto. Nel 2011 si trasferisce a Sydney, Australia, dove si distingue come eccellente commesso, encomiabile centralinista e notevole dogsitter. Rientrato alla scadenza del visto si sposta a Torino per studiare scrittura e cinema. Nel 2013 intraprende la pubblicazione una saga fantasy eroicomica con il collettivo Nerdheim e nel 2015 contribuisce alla serie per il teatro 6Bianca.
Sinossi: ‘E tanti saluti ai canguri’, più che un diario di viaggio, è il tragicomico grido di aiuto di un ragazzo che prende lo zaino e parte per l’Australia. Dopo qualche tempo la rapsodia quasi-fantozziana del disgraziato che tenta di sopravvivere a Sydney cominciava a segnalare alcune migliaia di letture, commenti da parte di gente che l’autore non aveva mai vista né conosciuta. Un passo dell’incipit viene citato dalla penna di Vittorio Monti in un editoriale del Corriere di Bologna.
Riccardo lascia la sua casa di Bologna il 15 luglio 2011. E rientra un anno dopo, molto cambiato. Sarà per via di quella volta che ha provato a dar da mangiare un cracker integrale a un dingo nel deserto. Oppure quando stava per finire in braccio a un aracnide tropicale nella sua ragnatela. O forse è stato il lento inesorabile logorio di un lavoro terribilmente banale, l’esperienza sconcertante della normalità in una terra per definizione straordinaria.
Lasciamo la parola all’autore
▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?
A bruciapelo mi vengono in mente tre (ottime) ragioni. Uno, perché il lettore ha intenzione di andare in Australia e sta cercando un manuale sulle cose da NON fare per uscirne vivo. Due, perché non ha la benché minima intenzione di andare in Australia e preferisce trastullarsi con le disavventure capitate a uno che ci è voluto andare e nonostante tutto ne è uscito vivo. Tre, perché questa è una storia vera, e le storie vere sono sempre sexy.
▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?
Intendi innovativo per la tradizione di sopravvivere a ragni giganti e serpenti velenosi? O per il genere dei ragazzi che partono pensando di trovare la terra promessa salvo scontrarsi di faccia con un tram chiamato “Realtà”? Non so se ‘E tanti saluti ai canguri’ si possa definire un libro innovativo. Forse è un libro retrogrado. Come un giornale di bordo, o una lettera dal fronte. Una lettera piena di entusiasmo e avvilimento e incrollabile speranza e inesorabili fallimenti e lacrime sudore sangue pioggia oscurità orrore bollette da pagare e ti ho già parlato dei ragni giganti?
▪ Che cosa ti ha spinto a scrivere?
Quello che ha spinto sempre qualunque scrittore in ogni epoca o luogo: la disperazione, la solitudine, la miseria. Specialmente all’inizio, quando stavo a Sydney e non avevo idea di quello che stavo facendo, e non avevo nessuno con cui parlarne né un soldo in tasca. Quando si dice che l’Australia è dall’altra parte del mondo è perché sta davvero dall’altra parte del mondo: le stagioni vanno al contrario, laggiù è giorno mentre quassù è notte, piove più spesso di quanto non lascino intendere le cartoline e intanto tu sei solo, straniero, stranito; del tipico accento australiano capisci il giusto cioè poco, non hai nessuno con cui fare due chiacchiere, bere una birra, nessuno a cui chiedere un consiglio, una pacca sulla spalla o anche solo un panino con la mortadella quando hai il portafogli vuoto perché hai speso i tuoi ultimi dollari australiani per raccontare la tua storia da un internet point.
E tuttavia: scrivere ti aiuta a respirare, e non smettere di respirare è la chiave per sopravvivere.
▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?
A ben vedere, la storia nasce dall’antica battaglia fra l’uomo e gli dèi. L’uomo cerca di trovare la propria strada in un mondo ostile, o comunque non particolarmente affabile, mentre gli dèi beffardi disseminano il suo cammino di ostacoli. Io per esempio ho scoperto di avere ereditato dei conti in sospeso con Zeus detto il Pluvio (dico ‘ereditato’ perché non mi pareva di avergli mai mancato di rispetto). Gli ostacoli che il Pluvio ha preparato per me in Australia sono diventati la mia fonte di ispirazione, o meglio di disperazione, e la scrittura il modo in cui cercavo di superarli, o quantomeno di continuare a respirare. Ne ho parlato anche nella risposta di prima, se siete stati attenti.
▪ Quando scrivi? E come? In modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?
In Australia scrivevo spesso sui treni, nel tragitto da casa al posto di lavoro. Oppure in pausa pranzo, al posto di mangiare. Oppure la notte, al posto di dormire. Non è sempre una faccenda sana, questa della scrittura. Però aiuta a stare in forma. Nei primi sei mesi ho perso quasi dieci chili.
▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi – per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?
L’ho detto ai miei amici su Facebook, che spero lo dicano ai loro amici fuori da Facebook, e così via, altrimenti non riuscirò a vendere le 100.000 copie che mi servono per pagare la rata del jet privato che ho comprato la settimana scorsa in un raptus di ottimismo.
▪ (perché la scelta del self publishing?) se lo sei
Io ho scelto Astro Edizioni perché puntiamo entrambi al cielo (ho un jet privato in leasing a dimostrarlo).
▪ Progetti per il futuro?
Siccome sono uno che non impara dai propri errori, mi piacerebbe tornare in Australia, ma non subito. Prima vorrei vedere se riesco a sopravvivere in un luogo più selvatico, tipo gli Stati Uniti. Oltre al diario australiano sono al lavoro su una trilogia di genere fantastico-umoristico con un collettivo chiamato Nerdheim. È appena uscito il secondo volume, molto bello, ben scritto, ve lo consiglio, compratelo, dai che c’è quel dannato jet da pagare.
▪ Tre persone da ringraziare
Ci sono in effetti tre persone, animali o entità che ho trascurato di menzionare nei ringraziamenti del libro, e più precisamente: Donald Trump, per non essere australiano; il Pluvio, con cui spero di aver chiarito; il cane Charlie, che una volta si è mangiato un ragno che voleva mangiare me. Grazie, grazie, grazie.
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