Autore: Guido Catalano
Titolo: D'amore si muore ma io no
Editore: Rizzoli
Uscita: febbraio 2016
Pagine: 393
Prezzo: € 17.00
Trama:
«Ti ho cercata un sacco, sai?»
«E come hai fatto a trovarmi?»
«Prima ho seguito il sentiero di mollichine di pane.»
«E poi?»
«Il bat-segnale.»
«E poi?»
«La stella cometa.»
«E poi mi hai trovata?»
«Sì. Eri bella.»
«Ero simpatica?»
«Eri sorridente.»
«Ero contenta.»
«Ero impacciato.»
«Però mi hai baciata.»
«Come fosse l’ultima cosa che facevo prima di partire per la guerra.»
«Avevo un bel vestito?»
«Sì, blu e rosso corto, un sacco primaverile.»
«C’era il sole?»
«C’eravamo tu, io e il sole.»
«Hai fatto bene a cercarmi.»
«Sei stata brava a farti trovare.»
Raccontare un amore che nasce è quasi impossibile.
Perché quando quel misto di fragilità, gioia e speranza ci invade, le parole mancano. Quasi sempre. Nel suo primo romanzo, Guido Catalano compie un piccolo miracolo: scrivendo la storia tenera e stralunata tra l’ultimo dei poeti e un’incantevole aracnologa ci fa emozionare, commuovere e divertire.
E riconoscere, una volta per tutte, quanto è bello scoprirci ridicoli, se è per amore.
La mia recensione: "Conobbi" Guido Catalano sul web, attraverso il suo profilo Facebook. Sentii parlare di lui da un'amica, un'appassionata di sue poesie. Così decisi di seguirlo, di leggerlo e apprezzarlo. La sua poesia è moderna, schietta e anche divertente.
A febbraio venne pubblicato il suo primo romanzo in prosa, e decisi così di voler scoprire quel qualcosa in più che tanto sembrava rendere speciale questo poeta d'amore semiprofessionista vivente.
Nulla da ridire sulle sue poesie, un genere apprezzabile come no, e a parer mio lo è, un genere apprezzabile.
La storia che vuole raccontare Catalano attraverso questo romanzo è l'incontro tra un poeta semiprofessionista (azzarderei a dire un personaggio alquanto autobiografico) e una bellissima e giovane aracnologa.
L'incontro tra i due avviene durante un viaggio, in un aereo diretto in Sicilia. Il poeta Giacomo, circondato da un alone di sfiga, ipocondria, paranoie di ogni genere e fiumi di alcool, si ritrova magicamente seduto a fianco della bellissima e giovane ragazza, alla quale aveva precedentemente scansionato il sedere. Ovviamente, da bravo poeta contemporaneo cerca di convincere il lettore che, attenzione, non è stato il sodo e strepitoso fondoschiena dell'aracnologa a colpirlo, ma bensì il suo angelico viso notato solamente dopo un'orda di pensieri sconci. E' così bravo, lo scrittore si intende, a deviarci dalla vera natura del protagonista (di uomo arrapato) che dedicherà un intero capitolo a descrivere quanta attenzione Giacomo rivolge ai lineamenti del viso delle ragazze divagando sull'importanza delle sopracciglia e del ruolo che ricoprono nel suo piacere personale. Fino a questo punto (e per molti capitoli ancora) il protagonista poeta semiprofessionista ci farà solo che pena, e questo perché sembra che l'universo amoroso l'abbia completamente escluso.
Il romanzo prosegue, tra capitoli brevi, flashback, argomenti off topic e uno stile tutto particolare di italiano masticato che mette i brividi.
I personaggi sono poco curati, perché fondamentalmente sappiamo che Giacomo fa il poeta semiprofessionista, ma resta comunque un poveraccio perché è costretto a lavorare in un ufficio dove la sua più alta mansione è quella di inserire dati all'interno di un computer, dei quali resta sempre e costantemente all'oscuro. Lui inserisce, ma non sa esattamente cosa. Tant'è che afferma più volte di utilizzare solamente il 24% delle sue capacità. Abita in un mini appartamento al quarto piano di un palazzo senza ascensore, beve negroni e vive di cibo spazzatura. Dei suoi genitori non si sa nulla, solamente che la madre non è più sua madre, ma come dice Giacomo stesso è diventata un ultracorpo. Il padre è un tipo strano, non ascolta, mangia e se ne va sempre a letto presto.
Il protagonista però è circondato anche da amici, i più nominati (e credo anche gli unici che realmente abbia) sono Francesca e Todor.
Francesca è una ragazza letteralmente pazza, sotto cura di psicofarmaci. Conosciuta ad una cena tra amici, all'inizio poteva essere anche un'eventuale fiamma di Giacomo, ma poiché il protagonista ha le capacità ricettive di un bradipo, diventa per definizione la sua migliore amica. Il loro rapporto non è formato da alcunché di eccezionale, mangiano pizza, scrivono (lei la sceneggiatura del suo prossimo film o serie tv e lui il suo primo romanzo per la GCE - grande casa editrice), discutono, guardano la televisione quasi come se fossero una vecchia coppia di sposati dal matrimonio ormai trasandato.
Todor invece, è l'amico di penna bulgaro al quale Giacomo chiede consigli di ogni genere. Questo tizio è traduttore e vorrebbe importare le magnifiche opere del poeta semiprofessionista nella sua patria. Le loro mail sono pressoché dissociate, come se parlassero con due persone differenti, nel senso che le risposte di Todor non sono mai esattamente incentrate su ciò che realmente Giacomo gli chiede, piuttosto sono degli aneddoti o proverbi bulgari.
La ragazza di cui si innamora il protagonista, la bella Agata è una ragazza bionda dai riccioli naturali, ha i genitori divorziati e una sorella di nome Anna (Mini Agata) figlia del padre e della nuova compagna. Verremmo addirittura a conoscenza delle mansioni dei genitori dell'aracnologa, ma nient'altro. Possiamo solamente avere delle intuizioni, ovvero che Agata è una ragazza buona di carattere, semplice, ama il suo lavoro e nient'altro. Il suo unico e grande difetto è che purtroppo si innamora di Giacomo.
Tutto sembra andare a gonfie vele nella vita del poeta semiprofessionista. Al lavoro riceve una specie di promozione, le sue strane amicizie proseguo come da copione, con Agata è tutto fantastico e durante i suoi reading c'è sempre il pienone.
Ma attenzione, il colpo di scena è dietro l'angolo.
Arrivano le feste di Natale e Giacomo decide di passare, credo la Vigilia, a casa di vecchi amici che danno una festa. Partiamo dal presupposto che Giacomo è super innamorato di Agata e che la loro relazione va molto più che bene. Insomma, durante questa cena il poeta semiprofessionista conosce Giulia, una giovane amica della sua amica che ospita la festa. Giulia è bellissima, ha lunghi capelli neri e gli occhi viola. Giulia è interessata a Giacomo ed è a conoscenza della relazione con Agata. Giulia però è una stronza, e a lei non importa se il poeta semiprofessionista è impegnato. Giulia vuole una relazione con Giacomo. La festa si conclude e ognuno va per la propria strada.
Giulia però è insistente, contatta Giacomo, e con la scusa di voler leggere uno dei suoi libri gli chiede un incontro. Si vedono, vanno ad un bar, e mentre si ritrovano appollaiati su degli sgabelli, Giulia lo bacia. Non saprei neanche minimamente come definire Giacomo. Un idiota? Forse. Si, molto probabilmente. Giusto per non essere troppo offensivi. La cosa peggiore in tutto questo è che il nostro beneamato protagonista, non si sente minimamente in colpa nei confronti di Agata. Anzi! Continua tranquillamente la loro relazione lasciando ignara la povera ragazza.
Ma non può finire qui. Giacomo continua a vedersi con Giulia, vanno a letto insieme e come se non bastasse, nel momento in cui Agata gli dice che per lavoro vorrebbe trasferirsi in America, le pizza una scenata di gelosia che neanche un cane con il proprio sasso sarebbe in grado di fare. La povera Agata viene ferita brutalmente, ma nonostante tutto questo continua a scambiarsi messaggi con il poeta semiprofessionista che a sua volta continua ad ospitare Giulia.
Il romanzo praticamente si conclude così. Dopo tutto ciò non accade alcunché di significativo. Giulia sparisce, Agata parte per l'America e Giacomo rimane solo come un baccalà in procinto di compiere il SGDA (super gesto d'amore). Il finale resta comunque aperto, perché non sapremo mai se il poeta semiprofessionista raggiungerà realmente Agata.
Per quanto riguarda lo stile di Catalano, come dicevo in precedenza utilizza un italiano masticato che mette i brividi. Credo però che sia più una scelta linguistica dello scrittore che dei veri e propri refusi. L'utilizzo della punteggiatura è scarso, soprattutto quando ci si imbatte in uno degli sproloqui del protagonista, oppure durante il flusso dei pensieri dello stesso. I tempi verbali, alla stessa maniera, sono utilizzati malamente, ma continuo a credere che sia per definire meglio la stranezza del personaggio poiché la storia è raccontata in prima persona da Giacomo.
Come giudizio finale del romanzo, posso affermare senza remore che non è assolutamente un romanzo che consiglierei. Direi piuttosto, agli amanti della poesia contemporanea, di Catalano e non, di soffermarsi ben appunto solamente alla poesia.
"[...] e vedo questo ragazzo e questa ragazza, seduti su una delle panche di pietra sulla passerella in mezzo ai binari. Hanno una ventina d'anni, qualcosa di più, sono seduti appiccicati e belli imbacuccati che fa un bel freddo, lei ha i capelli biondi, corti, lui porta occhiali pesanti, scuri. Leggono. Ma non leggono due libri diversi, leggono lo stesso libro.Il fatto però è che non sono due copie dello stesso libro. I due ragazzi, seduti, l'una accanto alla'altro, leggono da una sola copia dello stesso libro e lei lo tiene in mezzo e gita le pagine lentamente e sono davvero belli e ben sincronizzati, questi due ragazzi seduti sulla panca di pietra, tra i binari."
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