Dopo la droga e le armi, i furti d'arte costituiscono il terzo crimine internazionale più diffuso. Secondo una stima, si parla di 6.000 milioni di dollari ogni anno. La criminalità organizzata è dietro molti dei furti d'arte più noti. Le opere d'arte rubate sono utilizzate come mezzo di scambio tra i membri della criminalità organizzata. Mi interesso all’arte da molto tempo. Prima di essere uno scrittore a tempo pieno, gran parte del mio lavoro includeva i metodi utilizzati per restaurare dipinti e sculture. Mi sembrava, quindi, naturale attingere da queste conoscenze per creare il mondo nel quale è immerso James Blake. Scoprire cosa si cela sotto l'opera d'arte e la sua storia è anche un buon veicolo per sviluppare il mistero e la suspense che, con grande impegno, ho cercato di trasmettere nella serie.
D:
Ci dica di più sui luoghi nei quali è ambientata la serie?
La cospirazione criminale affrontata da James Blake è di portata internazionale. Ne LA VERITÀ CELATA, il primo della serie, gli eventi si svolgono a Londra, Firenze e Venezia.
CAPITOLI DI APERTURA DE “LA VERITÀ CELATA”
CAPITOLO 1
Venerdì, 29 Agosto
Non potevo sapere che quel giorno, tra tutti i giorni, sarebbe stato quello che avrebbe cambiato la mia vita così tanto in peggio. Scesi le scale a lato della Cattedrale di Southwark. Avevo lasciato il lavoro in tempo per arrivare a Borough Market mentre era ancora aperto. Julia era lontana, a Firenze, stava lavorando su un progetto per il suo studio di conservazione delle opere d’arte, era assorta nel suo lavoro di restauro dei dipinti e non ci vedevamo da oltre un mese.
Il vecchio Mercato negli ultimi anni si era trasformato, con l’arrivo a Londra di tanti giovani lavoratori da tutto il mondo. Ora quasi tutti i gusti e tutte le cucine erano rappresentati sulle affollate bancarelle incastrate al di sotto della sovrastante ferrovia vittoriana, i cui robusti supporti d’acciaio formano un tetto ornamentale.
Era ancora una meraviglia per me quanto io amassi Julia. E quanto mi amasse lei. Eravamo anime gemelle. Era così semplice. Né potevo credere a quanto eravamo stati fortunati ad acquistare l’appartamento con vista sul Tamigi.
Appena abbandonato il Mercato, la vista sul fiume, seguendo l’argine con la cattedrale di St Paul che domina l’orizzonte opposto, era magnifica. Il Tamigi scorreva sempre turbolento e pieno di interessi, un fiume attraversato da veicoli di ogni forma e dimensione.
Svoltando sulla riva del fiume, popolare tra i turisti ma ancora in grado di mantenere a sufficienza il fascino che per secoli l’aveva resa un luogo misterioso, camminai attraversando un tunnel basso con i mattoni a vista dove un busker, senza dubbio un giovane musicista proveniente da una delle orchestre di Londra, stava suonando Brahms. Passai davanti al ristorante all’aperto che si trova ai piedi del nostro condominio, digitai il numero di sicurezza sul touchpad, aprii la porta e salii la rampa di scale che portava all’appartamento.
C’era qualcosa che non andava. La porta dell’appartamento era aperta. Non socchiusa, ma aperta di quattro o cinque centimetri.
Non avevamo mai lasciato la porta aperta, non importava quanto fosse efficace il sistema di sicurezza del palazzo.
Mi avvicinai alla porta, tremando. Spinsi per aprirla ma oppose resistenza. Qualcosa dietro la porta ne impediva l’apertura. A quel punto spinsi più forte finché non cedette e forzai la mia entrata.
Era Julia. Crollata contro l’interno della porta mentre cercava di fuggire dall’appartamento.
C’era sangue dappertutto.
Cercai di sentire il suo battito cardiaco, sul polso o sul collo, ma non ce n’era più alcuna traccia.
Sentivo la tristezza più profonda scaturire dalle fondamenta della mia anima. Lanciai un grido che anticipò un urlo di amaro rimpianto, seguito da lacrime che scossero tutto il mio corpo. Qualcuno l’aveva uccisa. Il suo corpo era ancora caldo. Doveva essere accaduto non molti minuti prima.
CAPITOLO 2
La polizia arrivò subito dopo la mia chiamata.
Non mi venne permesso di rimanere nell’appartamento a lungo. Mentre una squadra della scientifica si stava mettendo al lavoro per analizzare la scena del crimine, mi fu gentilmente suggerito che sarebbe stato meglio se avessi dato quante più informazioni possibili presso il Commissariato, per consentire loro di mettersi sulle tracce dell’assassino.
L’ispettore, il cui nome era Hendricks, fu molto convincente.
Rimasi per più di un’ora con un agente di polizia di sesso femminile in una piccola stanza della stazione di polizia di Euston ricevendo, letteralmente, sostegno per il lutto. Ma c’era qualcosa di falso nel suo modo di fare, come se stesse prendendo tempo, mentre altrove, nello stesso edificio, venivano fatte le indagini su ciò di cui io non ero a conoscenza.
Ed ora, io stavo rispondendo alle domande seduto su una sedia scomoda, in una sala interrogatori adiacente che puzzava di sudore e di corruzione. Ricordai gli eventi più immediati: Nome: James Blake. Età: trentun’anni. Occupazione: produttore radiofonico.
Altezza: 1.85 m. Occhi: nocciola.
Dove ero stato quel giorno? Perché ero tornato a casa? Come avevo trovato Julia? Perché non mi aspettavo il suo ritorno?
Nulla di ciò che dissi venne contrassegnato come “fuori luogo”.
“Signor Blake, riesce a pensare ad un qualsiasi motivo per cui sua moglie poteva essere uccisa?”
Hendricks, che aveva deciso di radersi completamente a zero presupponendo che nessuno avrebbe poi notato la sua calvizie, aveva occhi che erano un po’ troppo distanti tra loro. C’era uno sguardo in quegli occhi che mi suggeriva di non fidarmi di lui, nemmeno se fossimo stati gli ultimi due sopravvissuti sulla Terra.
La mia mente non stava funzionando. Lo shock era stato troppo grande.
Perché qualcuno avrebbe voluto ucciderla? Non aveva senso.
“Le vengono in mente eventuali minacce che le erano state fatte? Qualche nemico?”
continuò Hendricks.
“No, niente, voglio dire...nessuno.” Era tutto quello che riuscivo a dire.
Qual era il punto? Se n’era andata. Quello era il fatto più triste e inesorabile.
“Sua moglie...è quasi certo che conoscesse il suo aggressore” disse Hendricks. “Non c’era alcuna entrata forzata, sia all’ingresso principale del condominio che alla sua porta.”
L’ottanta per cento degli omicidi sono compiuti da persone note alla vittima. Quindi, era forse una sorpresa il fatto che la polizia cercasse spesso la soluzione il più vicino possibile a casa?
“Non riesco ad immaginare qualcuno che avrebbe voluto fare del male a Julia.”
“Non ci resta che verificare tutti i suoi contatti” disse Hendricks con una sottintesa nota di rassegnazione. “Non se ne può fare a meno.”
Perché mi sentivo come se stessero già pensando di incastrarmi? Che fine aveva fatto il sostegno per il dolore della perdita?
Cosa sapevano che non mi stavano dicendo? Come potevano pensare che sarei stato in grado di aiutarli quando ero così angosciato?
“Lei teneva una rubrica nel suo cassetto del comodino.”
“L’abbiamo trovata.” Hendricks sembrava deluso. “Ci vorrà un po’ di tempo per lavorare su quella lista. E abbiamo preso il computer dall’appartamento. Ci serve per esaminarlo. È il suo computer?”
“Sì, è il mio. Julia usa un laptop.”
“E dove lo tiene?”
“Al lavoro. Presso lo studio di restauro.”
“Quindi non c’è niente di insolito, che lei sappia, riguardo i recenti contatti di sua moglie?”
“Non capisco cosa lei si aspetta che le dica.”
“Beh...potrebbe iniziare parlandomi della relazione di sua moglie.”
Non c’era alcuna compassione nella voce di Hendricks.
CAPITOLO 3
Non ci volevo nemmeno pensare.
Qualcuno me l’aveva detto, ma io non riuscivo a ricordare chi fosse stato. Avrebbe potuto essere mio fratello Miles, che lavorava come giornalista da oltre dieci anni. La polizia sa mentire pur di ottenere un risultato.
Altrimenti perché Hendricks mi avrebbe detto che Julia era stata infedele? Non era altro che un inganno per aiutarli ad incolparmi del suo omicidio?
O avevano trovato qualcosa tra gli oggetti di Julia nell’ora in cui mi avevano fatto aspettare?
“Non ho idea di quello che lei voglia dire” affermai. I miei pensieri cominciavano a schiarirsi abbastanza per riuscire ad affrontare ciò che l’ispettore mi aveva detto.
“Sua moglie, signor Blake, era una donna attraente.” Hendricks si stava riscaldando prima di far partire il colpo. “Ha trascorso del tempo lontana, per il suo lavoro. Tutta una serie di uomini deve averci provato, in cerca di fortuna. Non pensa che lei, alla fine, avrebbe potuto cedere al fascino di uno dei gigolò italiani che deve aver incontrato nei suoi viaggi di lavoro per la conservazione delle opere d’arte?” Fece risuonare conservazione delle opere d’arte quasi come una perversione. “Firenze, non è vero?”
Sentivo crescere la mia rabbia. Stava emergendo nonostante il peso del dolore che sentivo.
Hendricks stava deliberatamente giocando con le mie paure. Sperava di avere fortuna, sperava che mi sarei arreso e, se davvero ci fosse stata una relazione, avrebbe potuto sfruttarla come movente.
“Guardi, mia moglie è stata uccisa, io sono in uno stato di shock e lei sta facendo insinuazioni sulla sua eventuale infedeltà. Mi dica quello che sa. O mi lasci in pace.”
“So come si deve sentire.” C’era una nota di compassione nella voce dell’ispettore che non avevo colto prima. “Ma sa, dobbiamo appurare i fatti il più rapidamente possibile. Abbiamo trovato questo.”
Hendricks passò dall’altra parte del tavolo una cartolina sigillata in un sacchetto trasparente. Raffigurava una tipica scena turistica, mostrando il Ponte Vecchio a Firenze risplendente di notte, a cavallo dell’Arno.
“La giri.”
Lessi le parole del messaggio con paura e angoscia crescenti. Il messaggio diceva:
Come sempre, amore mio perfetto.
Ricordati gli schiavi di Michelangelo.
Non vedo l’ora di rivederti.
Giancarlo
“Lo abbiamo trovato vicino al suo comodino, tra le pagine del libro che stava leggendo.
Lei conosce questo Giancarlo?” Chiese Hendricks. “Avanti, me lo dica. Quell’uomo deve averla frequentata per tutto il tempo in cui è rimasta a Firenze e lei ha scoperto tutto. Così le è venuta l’idea di ucciderla e poi di allontanarsi dal suo bell’appartamento con vista sul Tamigi, vero?
“Lei dev’essere pazzo.”
“Abbiamo controllato. L’assicurazione sull’appartamento era stata aumentata solo sei settimane fa. Se uno di voi due fosse morto, l’altro avrebbe ottenuto abbastanza soldi per pagare il mutuo. Un mezzo milione di sterline fresco fresco.”
“È stato il nostro avvocato a consigliarci di farlo. Il valore dell’appartamento è quasi raddoppiato da quando l’abbiamo comprato. Lo sa come sono i prezzi degli immobili a Londra. Non vi è nulla di sinistro in questo e non so chi diavolo sia Giancarlo o perché abbia scritto quel messaggio a mia moglie. E io non l’ho uccisa.”
“Era ritornata a Londra e non le aveva né telefonato, né scritto?”
“No, non l’avevo sentita.”
“È divertente” disse Hendricks, “non siamo stati in grado di trovare il suo telefono.
Quante donne si separano dai propri telefoni? D’altra parte, lei aveva fatto un improvviso cambio di programma e tuttavia non aveva cercato di contattarla. Perché non avrebbe dovuto farlo?”
“Non lo so perché ... sto lottando per capire tutto questo.”
“Il suo amante. Giancarlo. Non sarebbe poi così strano, vero?” Hendricks fece una pausa.
“È il tipo di cose che potrebbe portare a sotterfugi e, se lei l’avesse scoperto, il genere di cose che avrebbe potuto suscitare nella sua mente una certa gelosia. Abbastanza per uccidere sua moglie.”
“Cosa le fa pensare che qualcuno avesse progettato di ucciderla? Potrebbe trattarsi di un furto fallito, qualche stupida testa malata in cerca di rubare abbastanza per sopravvivere fino al colpo successivo.”
“Io non la penso così” disse Hendricks. “Non abbiamo ancora ricevuto il referto dell’autopsia, ma il patologo ha lavorato su altri casi come questo. Ha telefonato subito, non appena ha visto il tipo di danno alla testa che aveva sua moglie.”
Il peggio doveva ancora arrivare. Hendricks stava giocando con me.
“Il proiettile era stato abilmente manomesso. L’assassino ha utilizzato un dum-dum per assicurarsi che il proiettile non attraversasse la testa di sua moglie, ma esplodesse alla base del suo cervello nel momento in cui veniva colpita nella parte posteriore della testa.” Hendricks fece una pausa.
“Signor Blake, chi ha fatto questo aveva intenzione di uccidere.”
“Quindi lei pensa che io abbia assunto qualcuno per uccidere mia moglie e che poi sia rientrato a casa per trovarla morta tra le mie braccia?”
“Me lo dica lei, signor Blake. L’unica cosa che si impara in questo mestiere è che non c’è fine alle intenzioni infide del nostro prossimo. La gente pensa di depistare quelli come me. E non potrebbe essere più in errore.”
CAPITOLO 4
Mi era stata concessa una chiamata. Mio fratello, Miles, era a Londra, alloggiava presso il Bridge Hotel vicino alla stazione di London Bridge. Ci eravamo incontrati per pranzo il giorno prima. Lo chiamai.
Nel giro di un’ora ero fuori. L’avvocato che Miles aveva portato con sé doveva conoscere bene il suo mestiere. Hendricks rimase senza alcun motivo per trattenermi, tuttavia mise in chiaro che non approvava il rilascio.
Anche così, dovetti comunque lasciare le mie impronte digitali e fare un tampone nasale in modo che il mio DNA potesse essere analizzato e registrato. Il risultato sarebbe rimasto archiviato nel database della polizia, indipendentemente dall’esito della loro indagine. Non bastava che fossi stato portato al commissariato e interrogato. Non avevo il minimo dubbio che avrebbero fatto di tutto perché il mio DNA coincidesse con quello che avevano trovato sulla scena del crimine.
“Voglio che lei si presenti qui ogni giorno” aveva detto Hendricks.
“Ciò significa che io sono un sospettato?”
“Diciamo solo che avremo bisogno di parlare con lei di nuovo a breve termine e che non dovrebbe allontanarsi troppo. Si assicuri di darci l’indirizzo di dove alloggerà, prima di andarsene.”
Non potevo tornare a casa. Anche se fossi stato in grado di affrontare una tale cosa, sarebbe comunque stato un luogo off-limits per alcuni giorni, mentre la polizia continuava le indagini.
Miles mi suggerì di restare presso il suo hotel e, in meno di mezz’ora dal rilascio, eravamo seduti nella stanza di Miles. Era molto più di una suite, aveva un grande salotto e più di qualche comodità al proprio interno.
Miles aveva notato la mia espressione. “È tutto spesato. Il giornale paga il conto quando devo lavorare a Londra. Si tratta di un’indagine importante che dovrebbe portare a una storia con ampia rilevanza internazionale.” Ma poi, ricordando la gravità della situazione, la sua voce si abbassò. “Non riesco a dirti quanto mi dispiace.”
“L’hanno uccisa.” Dissi. “Non so come potrò mai accettarlo. Ma ti dico una cosa, chiunque essi siano, chiunque abbia fatto questa cosa, ho intenzione di trovarli e ho intenzione di assicurarmi che venga fatta la giustizia che meritano.”
“Jim, tu non sai chi sono, da dove sono venuti, perché l’hanno uccisa, con che tipo di persone potresti trovarti ad avere a che fare.”
“Allora aiutami, Miles.”
Questo era l’esatto contrario di quando eravamo ragazzi, durante la nostra adolescenza a Birmingham. Io ero il fratello maggiore, Miles quello più giovane che faceva riferimento a suo fratello James il quale, proprio in virtù del fatto di essere di tre anni più grande, era stato scelto per interpretare il ruolo di quello responsabile. Solo che adesso era il fratello più grande a dire che non importava agire con cautela, bisognava combattere a qualunque rischio.
“Certo, farò tutto il possibile per aiutarti, Jim.”
“Devo farlo per Julia.” Riuscivo a malapena a trattenere le lacrime. “È l’unica cosa che abbia senso.”
Non dubitavo che mio fratello sapesse che parlavo sul serio. Avevamo condiviso un’infanzia difficile e precaria. La nostra famiglia era povera anche per i bassi standard delle famiglie di Birmingham che vivevano attorno a noi. Nostro padre, Danny, era una sorta di eroe di guerra. Aveva combattuto nella guerra delle Falkland nel 1982, approdando a Port Stanley e portando il terrore tra le reclute male addestrate dell’esercito argentino. Senza dubbio, aveva ucciso. Ma come tutti quelli che uccidono in guerra, aveva scelto di non parlarne.
Nostra madre, June, aveva cercato di fare del proprio meglio per mantenere le sembianze di una famiglia normale, ma il matrimonio non si riprese mai quando Danny tornò a casa dalla guerra. C’erano scontri, discussioni interminabili e i figli, James e Miles, venivano spesso coinvolti. C’era sempre qualche insignificante pretesto, un crimine minore del quale io o Miles eravamo presumibilmente colpevoli. Più nostra madre cercava di difenderci, più Danny traduceva questo come un segnale che la moglie stava mettendo i suoi figli contro di lui. Divenne una di quelle spirali viziose dove il successivo inevitabile incidente avrebbe alimentato le braci del precedente.
E la violenza, la violenza vera e propria, scoppiò quando le cose si complicarono e cominciarono ad andare fuori controllo. Essendo il figlio maggiore, sceglievo sempre di schierarmi in prima linea, per proteggere mia madre e mio fratello più piccolo. Tutto ciò mi aveva indurito. Affrontare senza limiti la rabbia, non sapendo quando la minaccia della violenza avrebbe potuto concretizzarsi di nuovo, mi aveva fatto stare in guardia ed essere sempre attento a cercare di scongiurare il prossimo incidente.
E ancora, essendo il più anziano, ero diventato un confidente per mia madre. Quando mio padre era al lavoro, lei mi scaricava i suoi problemi, cercava un mio parere, mi raccontava della loro vita sessuale fallita, mi diceva quanto fosse difficile tenere unita la famiglia. Così, all’età di dodici anni, ero diventato saggio, troppo saggio, sulle questioni della vita.
Danny non era un uomo cattivo. Era stato vittima delle circostanze. Me ne resi conto man mano che crescevo. Ma non aveva certo facilitato la mia infanzia.
L’unica via di fuga era data dall’istruzione. Seppellendomi da solo nel lavoro scolastico potevo chiudere fuori i problemi apparentemente senza fine che mi circondavano. Avevo un talento per la matematica che si sviluppò in un interesse per la scienza. Superai gli esami. Volevo avere successo.
Ma imparai presto che l’aggressività non mi avrebbe portato da nessuna parte. Ero stato provocato da un bambino a scuola e meritava che qualcuno gli facesse abbassare la cresta. Indurito come ero, quando venne al dunque, trovai facile sopraffarlo e fargli del male. In un certo senso avevo infranto una regola d’oro. La violenza a scuola doveva essere simbolica, senza farsi male realmente. E io, invece, avevo fatto male a quel ragazzo per davvero, sconvolgendo tutti. Ero finito in guai seri e fui quasi espulso. Ma alla fine la scampai con un severo monito, e imparai che se volevo avere successo avrei dovuto credere che con la violenza non avrei mai ottenuto nulla e che la ragione, la tolleranza e la comprensione del punto di vista dell’altro erano quello che contava.
Avevo vissuto in questo modo negli ultimi venti dei miei trentuno anni. Ed era stato un successo, ero andato all’università, avevo ottenuto una buona laurea in Fisica. Ero diventato un produttore radiofonico di successo. In pratica ero entrato nel giro di quelli che contano. O, meglio, dei presunti tali.
E ora quei bastardi avevano ucciso Julia, senza pensarci due volte. Questo aveva rimesso tutto in discussione.
“Prova a concentrarti sui fatti” disse Miles. “Hai controllato i tuoi messaggi? Forse Julia aveva provato a contattarti?”
Tirai fuori il mio telefono, scivolato fuori dalla custodia, e premetti la rotellina di scorrimento. C’erano circa una ventina di email in attesa. La solita spazzatura che mi chiedeva di cambiare il codice di sicurezza presso banche con le quali non avevo mai aperto un conto, offerte per ereditare fortune petrolifere nigeriane che richiedevano solo un piccolo investimento per incassare dieci milioni di dollari e tutti quei messaggi da aziende con le quali avevo avuto un solo contatto e che ora mi avevano inserito nella loro lista. E proprio in mezzo a tutta la spam c’era un messaggio inviato prima di quel giorno da Julia. Non l’avevo mai visto fino ad ora.
Cliccai per aprire il messaggio.
Il suo ultimo messaggio:
aiutami.
C’era un allegato. Cliccai sulla sua icona e iniziai a scaricare i dati dal server.
Mentre aspettavo, sentivo che almeno mi rimaneva questo link con Julia, per quanto minimo, per quanto esile.
Lo schermo si riempì non appena il download venne completato. Apparve una singola immagine.
La mostrai a Miles che aggrottò la fronte, non appena la vide.
Mostrava una donna nuda che cullava tra le sue gambe la testa di un grande cigno. La donna era corpulenta, come dovevano essere le belle donne in epoca classica. Il lungo collo del cigno era estremamente fallico. Era molto sensuale, molto erotico.
“Cosa diavolo è questo?”
Miles si concesse un sorriso. “È Leda e il cigno, disse in tono complice.” L’amico che frequentavo all’università, Charles Dowd, era un grande fan di Bjork. Aveva poster delle copertine di tutti i suoi album appesi alle pareti della sua stanza. Dovevi vedere quella in cui la foto di Bjork era sovrapposta dal tracciato del contorno di un cigno. Lui conosceva qualunque cosa riguardasse la sua cantante preferita. Mi disse che era un riferimento al dipinto Leda e il cigno. Poi aggiunse che si trovava nella Galleria Nazionale proprio qui a Londra.” Si fermò ridiventando ancora serio. “Allora perché inviarti un messaggio quasi vuoto, solamente con quella foto?”
“Proviene dal suo indirizzo di posta elettronica, quello di Hotmail che usa dal suo telefono cellulare e dal suo computer portatile” dissi. “Quindi viene da lei. Non era sua abitudine mandarmi le foto dei dipinti sui quali stava lavorando e non avevo idea del perché lei mi avesse inviato solo quell’immagine con il messaggio. A meno che non fosse in difficoltà e questa forse era l’unica cosa che poteva inviare. Proprio non saprei. Ma è un punto di connessione, qualcosa su di lei a cui posso ancora aggrapparmi.”
L’espressione di Miles mi suggerì quanta tristezza sentiva derivare da tutta questa situazione. “Ti ho prenotato una stanza in fondo al corridoio. Cerca di dormire, devi essere esausto.”
Trascorsi la notte senza dormire, come in trance. Vidi più e più volte Julia morire tra le mie braccia poi, impressa nella mente, vedevo l’immagine del cigno che dominava la donna sdraiata. Avrei voluto che fosse un sogno, ma la verità era che questo film in loop di ciò che avevo visto nella realtà, non sarebbe affatto svanito.