giovedì 20 aprile 2017

Anteprima: La migliore delle vite di DAVID DE JUAN MARCOS




Sinossi: È autunno quando Nicolás arriva a Cambridge dalla Spagna, e subito avverte qualcosa di magico e inafferrabile, un legame speciale con una città che è come una tavolozza di vetro e pietra, un arcobaleno velato. Conosce Pierre per caso, una domenica mattina, mentre corre tra alberi artritici avvolti in una nebbia azzurrina. Diventano amici. Ed è proprio Pierre a presentargli Lei, una ragazza danese inquietante e bellissima, circondata da un alone di mistero che ne accresce il fascino e rende quasi impossibile starle lontano. Quello che unisce i tre giovani è un rapporto profondo e superficiale al tempo stesso, fatto di segreti svelati a metà, di speranze condivise e di ferite che tuttavia non tolgono loro l’entusiasmo e la voglia di cambiare il mondo.
In un viaggio emozionale ed emozionante tra Cambridge, Roma e Amsterdam, Lei, Nico e Pierre si lasceranno e si ritroveranno, portando alla luce segreti che cambieranno la loro vita e li costringeranno a riflettere su chi sono e chi vogliono essere.

Con il suo stile lirico ed evocativo, David de Juan Marcos esplora il dolore di essere separati dalla persona amata, la forza ineluttabile della maternità e la complessità delle relazioni familiari in quella che in fondo altro non è che una straordinaria celebrazione della vita stessa.


DAVID DE JUAN MARCOS 35 anni, una laurea in Biologia e due master in Gestione e conservazione dei beni naturali e in Sviluppo sostenibile, ha esordito nel 2005 con il romanzo El baile de las lagartijas, per il quale è stato paragonato a grandi nomi della letteratura come Gabriel García Márquez. Attualmente insegna scienze e inglese in una scuola superiore di Salamanca.


“L’idea era quella di scrivere un romanzo sulla mia generazione e sulle circostanze che abbiamo condiviso con il resto dei giovani europei. Ci hanno sempre accusato di aver avuto tutto. In fin dei conti non avevamo vissuto la guerra, le carestie o grandi minacce verso la nostra libertà, e per questo non avevamo il diritto di lamentarci, di protestare, di comportarci da immaturi o di prendere decisioni. La povertà era quella dei genitori e dei nonni. E forse è vero, ma è anche vero che ci hanno raccontato molte bugie su dove era possibile indirizzare i privilegi concessi: devi scegliere un corso di laurea che ti permetta di avere un futuro dignitoso e stabile, comprarti una casa il prima possibile perché è un investimento, non rischiare quello che hai. Ma noi magari volevamo altre cose. Nessuno ce l’ha mai chiesto. E quando abbiamo avuto l’età per farlo era ormai troppo tardi.

In conclusione La migliore delle vite ci parla del regalo della gioventù. Ma dal punto di vista di una gioventù che non trova la propria strada nonostante, apparentemente, abbia tutto a portata di mano. Giovani cosmopoliti, senza pressioni economiche, intelligenti e con un’istruzione superiore, ma confusi e incapaci di dare un senso alle loro vite. Ragazzi cresciuti nella grande menzogna che, se lo vogliono e se si sforzano, possono ottenere tutto ciò che desiderano.

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