Autore: Elizabeth J. K.
Titolo: Doppia Coppia. L'amore ha due facce. La lussuria quattro.
Genere: Erotico
Editore: David and Matthaus
Pagine: 186
Prezzo: € 14,90 formato cartaceo
Sinossi: Claudia e Roberto sono marito e moglie. Sono uniti, affiatati e innamorati nonostante qualche normale battibecco. La gita che Roberto organizza, però, li porta in una caldissima giornata di luglio fino in un centro termale vicino Roma dove, dopo essersi cambiata e pronta a immergersi nelle acque sulfuree, Claudia incontra un vecchio amico: Michele. La vista dell’uomo che non vedeva da oltre vent’anni le riporta alla mente tutta una serie di ricordi che credeva di aver perduto o forse, più probabilmente, seppellito sotto la coltre del tempo e della vergogna. Pur a tanti anni di distanza dall’ultimo incontro, tuttavia, Claudia non può fare a meno di notare come Michele sia ancora affascinante e capace, con un solo sguardo, di far vacillare tutte le certezze che lei si è costruita nel corso di una vita intera.
Il contraccolpo psicologico è devastante per lei. E, incapace di opporsi ai suoi ricordi, Claudia si ritrova a vivere quell’autunno di vent’anni prima, quando lei e Roberto conoscono per la prima volta Michele e la sua giovane moglie Lana. Tra i quattro la sintonia e l’amicizia nascono immediate e sincere, favorite dai rapporti di lavoro tra Roberto, giovane avvocato in carriera, e la ricca ereditiera Lana, che si avvale del suo contributo per alcune questioni legali. Un’amicizia improvvisa e inaspettata che tuttavia si tramuta in una sola serata in un perverso gioco di sguardi e allusioni piccanti che portano i quattro a varcare, quasi senza accorgersene, il sottile confine tra indipendenza e intimità. Da quel momento in poi l’escalation di lussuria e passione sarà inarrestabile e travolgente. I due uomini finiranno così per scambiarsi le rispettive mogli quasi ogni sera, mentre le due donne daranno il via a una pericolosa sfida tra loro per dimostrare chi è in grado di osare di più. La timida e introversa Claudia arriverà dunque a scoprire lati di sé che non credeva neppure di possedere. E finirà per scoprire che quella nata come una sfida con Lana è in realtà una sfida con se stessa; una sfida che, complice un rapporto sempre più spinto tra i quattro, rischierà di spalancarle le porte di un Inferno fatto non di diavoli e supplizi, ma di libidine e carnalità. Spinti ormai oltre ogni limite, Roberto e Claudia parteciperanno a una serata organizzata in casa di Lana con politici, imprenditori e protagonisti del jet set italiano. In un vortice di passione, tuttavia, la serata si tramuterà in un’orgia sfrenata, nella quale Claudia diverrà l’oggetto del desiderio di quasi tutti gli uomini presenti. Sconvolta e spaventata, terrorizzata per ciò che è diventata e per la violenza che sta per subire, Claudia sente se stessa perdersi sempre di più. Roberto, però, resosi conto del terrore di sua moglie, correrà in suo soccorso e la porterà via di peso da quella vita che, in fondo, nessuno di loro due vuole.
Elizabeth J. K. nasce nel 1979 a Edimburgo, da padre
scozzese e mamma italiana. Dopo un’infanzia passata tra i vicoli della città e
le highlands, torna in Italia in seguito alla separazione dei genitori. Si
trasferisce quindi a Roma, dove compie studi umanistici fino alla laurea. Svolge
vari lavori fino a decidere di rientrare nella terra natale, grazie all’offerta
di una grossa multinazionale. Attualmente vive nella sua casa poco fuori
Edimburgo, con il suo cane Cooper. Pur avendo sempre amato scrivere fin dalla
più tenera età, solo di recente si è convinta a far girare il suo manoscritto. “Doppia
coppia” è il suo esordio letterario.
- Perché una lettrice dovrebbe leggere il tuo libro?
Per prima cosa grazie per lo spazio che mi state dedicando. Credo perché può trovarci qualcosa di nuovo, che non si trova in altri romanzi di questo genere. L’erotico è stato sfruttato parecchio negli ultimi due-tre anni. E col tempo mi pare abbia esaurito molta della sua carica. Io ho cercato di rinverdirlo, con una storia che non fosse fine a se stessa. L’atto sessuale, ancorché esplicito e presente in tutto il romanzo, non è mai fine a se stesso. E la protagonista non è la classica segretaria che incontra il bello e dannato, ma una donna complessa, con sogni, speranze e progetti, ma anche con le sue debolezze, le sue delusioni e la sua monotonia.
- Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?
Come dicevo poco sopra, l’innovazione sta in una trama complessa, che non ha nulla da invidiare ad altri romanzi di altro genere, ritenuti dalla critica più “seri”. Faccio di nuovo riferimento alla protagonista per sottolineare come sia un personaggio a tutto tondo, non certo la classica “bambolina” che si fa travolgere dalla passione. La storia stessa, come dicevo, è ben articolata e avrà uno sviluppo che, a mio avviso, sorprenderà il lettore. Per quel che riguarda gli elementi di continuità, invece, sottolineo che ho mantenuto la fortissima carica erotica che il genere impone, con scene mai volgari, ma allo stesso tempo molto sensuali e cariche di passione. Mi piace pensare che questa storia spinga le persone a farsi delle domande e a immedesimarsi nei vari personaggi.
- Che cosa ti ha spinta a scrivere?
Scrivo da diversi anni. Avevo già buttato giù diverse storie in cui passione e carnalità si intrecciano. Con “Doppia coppia”, però, è stato diverso. Ho avuto l’ispirazione sulla storia in un momento ben preciso, tanto che appena rientrata a casa mi sono messa al computer. In una settimana il romanzo era scritto.
- Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?
La storia nasce, come dicevo, da un episodio ben particolare. Proprio come la protagonista, anch’io ero in una località termale. E proprio come lei ho incontrato un vecchio amico. Da lì la mia mente ha cominciato a galoppare e mentre mi rilassavo nell’acqua bollente pensavo a che cosa sarebbe potuto venire fuori. Una volta a casa avevo tutta la storia in mente, con i personaggi e la struttura principale. Da lì ho dovuto solo assecondare i protagonisti nelle loro passioni e desideri.
- Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?
Di solito sono molto organizzata quando scrivo. Ma come sottolineavo, questa storia è venuta prepotente e quindi l’ho assecondata scrivendo di getto. Ho scritto in maniera quasi continuativa per una settimana al termine della quale il romanzo era pronto. Era venuto così naturale che perfino la fase di editing e revisione è stata molto veloce, perché il risultato iniziale era molto simile a quello che volevo ottenere e quindi non ho dovuto lavorarci troppo.
- Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?
Diciamo che sono ancora agli inizi con questo romanzo. Ho alle spalle una casa editrice grande, la David&Matthaus, che mi sta aiutando e si sta occupando molto della promozione. Hanno creduto fin da subito in me e nella mia storia e di questo li ringrazio. Io faccio il mio, però. Mi sono affidata a un giornalista, Stefano Mancini, che cura l’aspetto dell’ufficio stampa e dei contatti con i media. E a una bravissima blogger, Francesca Pace, che si sta occupando della promozione sul web di “Doppia coppia”, anche attraverso una pagina Facebook dedicata.
- Progetti per il futuro?
Beh, tutto dipenderà da come andrà questo romanzo. Io ovviamente continuo però a scrivere, perchè non potrei fare altrimenti. E ho in mente anche la stesura di un nuovo romanzo erotico, con una storia tutta diversa rispetto a questo, ma come sempre con una trama solida e realistica.
- Tre persone da ringraziare
Beh, direi Francesca Pace, la mia blogger; Stefano Mancini, il mio addetto stampa e Giovanni, il mio editore in David&Matthaus. E visto che non è una persona ci metto anche Cooper, il mio cane.
Il tavolo era un’unica lastra trasparente di
vetro lunga dieci metri e larga almeno tre, sorretta da una serie di gambe di
ferro modellato. Notò che chiunque avesse apparecchiato non aveva messo la
tovaglia. Piatti, bicchieri e posate erano disposti direttamente sul vetro.
Roberto e Claudia si guardarono. Poi fu l’uomo a
fare l'atto di sedersi.
«No, mio caro, non là» Lana lo fermò. «Quello è
il mio posto. Scusami, ma mi piace disporre i convitati secondo i miei schemi.
Beh, oggi siamo solo quattro, ma ci sono volte in cui mi piombano in casa anche
trenta-quaranta persone e desidero che tutto segua un ordine rigoroso.»
«Figurati, Lana, dimmi tu dove mi devo mettere.»
«Là!» e indicò un posto. «Io starò di fronte a
te, Claudia accanto a me e Michele davanti a lei. Non è meglio così? Mischiamo
queste coppie, su!»
Lana lo fissò negli occhi. Roberto guardò lei,
poi il piatto, poi di nuovo lei.
E la vide allargare le gambe sotto il tavolo di
vetro.
Lana Bussolan, la sua giovane e avvenente
cliente, non indossava gli slip. E, nel sedersi, la gonna le era salita a tal
punto che Roberto vide ciò che aveva tra le gambe sullo sfondo delle sedie
color avorio.
Distolse lo sguardo imbarazzato voltandosi prima
verso Claudia, poi verso Michele.
Trasse un sospiro di sollievo nel rendersi conto
che nessuno dei due se ne era accorto. Afferrò il bicchiere e mandò giù una
sorsata generosa di rosso. Tossì, il vino era forte, non era lo stesso che
avevano portato lui e Claudia.
Di nuovo Lana gli fece intendere di avvicinarsi.
Lui non si mosse.
Michele intanto aveva affondato una mano tra le
gambe della moglie. E il vestito si era sollevato a mettere in bella mostra
tutto quello che c’era sotto.
Roberto deglutì senza riuscire a staccare gli
occhi dal culo di Lana, così sodo e perfetto da sembrare quasi finto. La mano
di Michele si insinuava nella vagina allargandola e facendo mugolare la donna
di soddisfazione.
Lana gemette di piacere, attirando la loro
attenzione.
Pur contro la sua volontà, Roberto trovava la
scena eccitante come mai avrebbe immaginato. Notò che Lana era un fascio di
nervi tesi. Sentì i pantaloni tirare all’altezza del cavallo.
Claudia se ne rese conto, nonostante i fumi
dell’alcol e lo stordimento.
Pensò che avrebbe dovuto sentirsi offesa come
donna; pensò perfino che avrebbe dovuto dare uno schiaffo a suo marito.
Ma non fece nulla di tutto ciò.
Quella scena, per una qualche inspiegabile
ragione, stava eccitando anche lei.
Quello di Lana fu un sussurro, un istante appena
prima che Michele le sfilasse il vestito dalla testa lasciandola nuda. La luce
del fuoco si rifletteva sulla sua pelle di porcellana.
Poi, in maniera inaspettata, Lana fece qualcosa
che nessuno dei suoi due ospiti si aspettava: si alzò in piedi, spinse via suo
marito e, ancheggiando, andò verso Roberto.
Gli si fermò davanti. Abbassò una mano e gliela
appoggiò sulla coscia. Cominciò quindi a guidarla verso l’inguine. Prima che
arrivasse a destinazione, però, la mano di Claudia la bloccò.
«Che… che fai?»
«Quello che dovresti fare tu e che invece non stai
facendo» ribatté Lana. I suoi occhi dardeggiavano sfida e passione. Il volto
della ragazza era bellissimo, candido come una scultura d’alabastro. E le
labbra ardevano di un rosso intenso, nonostante i baci appassionati di Michele.
Fece per riprendere a salire, ma Claudia non le
mollò il polso. Lo sollevò, anzi, e lo spinse via.
Lana arretrò. Poi si sedette sul divano accanto
a suo marito, sollevo i piedi sul tessuto e allargò le gambe mettendo in mostra
il rossore della sua vagina.
La stava provocando, inutile nasconderlo.
«Che hai detto?»
«Mi hai sentito bene.»
«Forse. O forse no. Che hai detto?»
«Che è piaciuto anche a me.»
«Cosa?»
«Cosa secondo te?! Farmi scopare da te! Quella
situazione… tutto! Mi eccitava vedere quella donna che si ostinava a sfidarmi e
mi eccitava l’idea di farmi scopare da te così, in quel modo.»
«Dici davvero?»
«Dico davvero.»
L’uomo scese dalla gola al petto. E quando
arrivò al seno Claudia lo prese e glielo porse come un’offerta sacrificale. Lui
spalancò la bocca avida e lo agguantò. Lo infilò fra le labbra e cominciò a
succhiare così forte che Claudia mugolò di dolore. Ben presto, però, quel
dolore si trasformò in piacere e lei lo invitò a insistere, a continuare, a
succhiare. Voleva sentire quel dolore, voleva che lui le facesse male.
Perché male era piacere.
Tra le gambe sentiva la vagina esplodere, gonfia
e turgida come non ricordava di averla mai avuta. Sentiva i suoi umori bagnarla
e colare caldi e densi come il gel più afrodisiaco che fosse mai stato creato.
Voleva toccarsi, voleva essere toccata e voleva
vedere.
«Sei venuta?»
Roberto la costrinse a guardarlo. Quello di suo
marito era stato un sussurro roco, ma a lei piacque. Gli piacque il modo in cui
era suonata rauca la sua voce e gli piacque che fosse ancora mezzo vestito, che
avesse ancora molto da darle.
«Sì, ma non pensare di fermarti.»
L’espressione di Roberto si tramutò. Claudia
l’avrebbe definita famelica.
«Non ne ho alcuna intenzione.»
Claudia chiuse gli occhi ebbra di piacere.
Era già venuta, ma voleva venire ancora e
ancora.
Non godeva così da cinque-sei anni. E non si
sentiva così eccitata da… mai, cazzo! Non era mai stata così eccitata!
Sentì la fica gocciolare e per un attimo, una
frazione di secondo breve come un battito di ciglia, si sentì in imbarazzo. Poi
mandò tutto a fanculo e se ne fregò. Era eccitata, era normale che la sua fica
gocciolasse. Diavolo, poteva essere un fiume in piena e non se ne sarebbe
preoccupata.
Poi le prese la mano e le condusse l’indice
dentro se stessa.
Oltre la sua era la prima fica che Claudia
toccava in vita sua. E le piaceva da impazzire.
Cominciò a muovere la mano, mentre Roberto la
scopava da dietro dandole colpi secchi, inflessibili. Stava morendo di piacere
ed era la morte più dolce che potesse immaginare. Era già venuta due volte, una
specie di record per lei. Ma a smettere non ci pensava minimamente. Voleva
scopare, voleva godere, voleva toccare Lana fin nel profondo, infilarle anche
tutta la mano dentro, se ci fosse riuscita.
Poi sollevò la testa e vide Michele.
L’uomo la guardava con aria animalesca. Era così
eccitato che il pene gli pulsava con quell’enorme glande violaceo che sembrava
ardere dal desiderio.
Andò su e giù, succhiò forte, assaporò, leccò e
all’improvviso fu investita da un getto di sperma che la colpì alla gola.
L’istinto le disse di togliersi. La fica le
ordinò di non muoversi e di ingoiarlo tutto.
E così fece. Ingoiò tutto quello che lui le
diede e le piacque.
Roberto la guardò. Poi si chinò in avanti e
sputò tra i glutei di Lana ancora china in avanti.
Claudia lo vide.
E intuì all’istante che cosa volesse fare suo
marito.
E Lana, se anche lo aveva compreso, non diede
segno di aver nulla da obiettare.
Lui estrasse il pene grondante saliva dalla
bocca di sua moglie, lo poggiò tra i glutei di Lana e infine lo puntò verso il
suo ano.
Lana allungò la mano e glielo prese. Roberto
pensò che volesse fermarlo. Invece, con sua enorme sorpresa, la donna lo guidò
verso quel buco stellato che lui tanto desiderava. E cominciò a spingerselo
dentro.
Lana uggiolò. Lui pensò che fosse dolore, invece
era solo e soltanto piacere.
L’uomo abbandonò malvolentieri la bocca di sua
moglie, ma, quando si voltò, vide che l’altra donna reggeva in mano un
vibratore. Glielo lanciò e lui lo afferrò al volo. Poi la guardò senza capire.
«Mettimelo dove vuoi…» Mosse un passo e gli fu
accanto. «Dove vuoi…» ripeté sussurrandoglielo all’orecchio.
La delusione sul volto di Claudia fu ben più che
evidente. Decise quindi di giocare diversamente e, dopo avergli lanciato un’occhiata
densa di significato, gli fece cenno di raggiungerlo. Lui le sorrise, ma, prima
che potesse avvicinarsi, Lana si intromise; si piegò in avanti cominciando a
leccarle la vagina. Claudia fu presa alla sprovvista. E forse per questo le
piacque ancora di più.
Una donna la stava leccando nella sua intimità e
la cosa, invece di darle fastidio o peggio ancora di disgustarla, la eccitava
oltre ogni sua aspettativa. Allungò le mani e allargò le grandi labbra, dando
modo a Lana di affondare con la sua lingua, più piccola di quella di Michele ma
allo stesso tempo più delicata.
Claudia gemette e a quel punto fece qualcosa che
non credeva possibile: allungò la bocca e leccò a sua volta la fica di Lana.
L’altra donna non sembrava aspettare altro e
gliela concesse con estremo piacere, in un “69” tutto al femminile che sembrò eccitare
Michele più del dovuto. L’uomo tornò ad avvicinarsi, si mise dietro sua moglie
e la penetrò con un solo colpo. Lana urlò e non sembrò solo piacere. Ma
continuò a leccare Claudia gemendo al tempo stesso sotto i colpi implacabili
del marito, che pochi attimi dopo prese un vibratore e glielo infilò nell’ano.
Questa volta Lana fu costretta a fermarsi, un
piacere liquido e intenso che le risaliva inondandole la pancia. Si sentiva
scossa e non soltanto per i colpi che le infliggeva suo marito, ma anche e
soprattutto per quel piacere intenso che non ne voleva sapere di abbandonarla.
Il membro di Michele era enorme e lei lo sentiva
entrare piano, dilatare all’inverosimile la sua vagina e toccare punti che
nessuno aveva mai neppure sfiorato prima. Le piaceva da impazzire. In un solo
istante di lucidità si ritrovò a pensare che era la cosa più bella che avesse
mai provato.
C’era del dolore in sottofondo, ma era appunto
solo un corollario, qualcosa che, anzi, contribuiva a rendere quella
penetrazione un vortice di piacere nel quale lei cominciò a precipitare senza
neppure rendersene conto.
Claudia non riusciva a credere a ciò che stava
provando. Era piacere allo stato estremo, un godimento che le risaliva lungo la
schiena insieme al pene. Si sentiva quel membro turgido e gonfio fin nella
pancia e si domandò se le stesse per caso spostando qualche organo.
Sapeva che era solo follia e si lasciò andare a
quella sensazione. Michele non finiva di spingere e lei si domandò quanto
ancora ne avesse da darle.
Ognuno degli uomini con cui era stata a quel
punto era già arrivato alla fine della propria virilità.
Michele invece continuava ad affondare e lei
continuava a sentirlo andare avanti, a spingere, a farsi largo dentro di lei.
Claudia si sentiva piena, lo sentiva fin quasi
allo sterno e sentiva le pareti della vagina dilatate all’inverosimile. Fremeva
e uggiolava. Le piaceva a tal punto da domandarsi perché diavolo avesse
aspettato così tanto, perché non se lo fosse fatto mettere dentro fin dalla
prima volta.
Fu a quel punto che Michele cominciò a scoparla
davvero.
E lei capì che il Paradiso in terra esisteva.
Lana si sollevò in piedi richiamando su di sé
l’attenzione di Claudia. La prese per le mani e la attirò a sé, baciandola
senza dire nulla.
La donna restò impietrita per una frazione di
secondo; poi si ritrovò a ricambiare quel bacio in un misto di eccitazione e
panico. In pochi istanti la lingua di Lana si insinuò nella sua bocca e lei
poté sentì il suo stesso sapore sulle labbra di quella donna.
Mai avrebbe creduto di farsi trascinare in una
cosa del genere.
Mai.
Invece si ritrovò non soltanto a farlo, ma anche
a ricambiare e a godere di quel bacio saffico che la faceva sentire,
paradossalmente, ancora più donna.
Solo allora Claudia si rese conto di essere
bloccata. Anche se avesse voluto non sarebbe riuscita a liberarsi, né a muovere
le mani, saldamente contenute dietro la schiena. Pensò che si trattasse di
manette giocattolo, di quelle che si vendono nei sexy shop. Invece le bastò
un’occhiata veloce per scoprire che erano fin troppo vere.
Il panico le esplose nel petto, salendole alla
gola e da lì alla testa.
Non poteva fare nulla, era nuda e incapace di
muovere le mani.
Sentì il terrore crescere dentro di lei. E
tuttavia, in un istante fugace, quella paura divenne ancora una volta
eccitazione. Non lo credeva possibile, ma il fatto di essere bloccata la
stimolava perfino più di quanto avrebbe mai immaginato. Era in balia di Lana e
di Michele; era un oggetto nelle loro mani ed entrambi avrebbero potuto farle
tutto ciò che volevano.
Non poteva muoversi.
Non poteva neppure spostarsi.
Tutto ciò che poteva fare era continuare a
leccare il cazzo enorme di Michele, farsi scopare la fica da Roberto e l’ano
dal dito di Lana.
Venne e godette, sentì il suo liquido caldo
scivolare a terra, bagnarle le cosce, le caviglie, riempire il pene di Roberto
e tuttavia non le importava nulla. Per alcuni secondi fu come se non facesse
neppure parte di quella stanza; come se non fosse neppure un essere vivente
dotato di un corpo terreno.
Claudia fu piacere.
Solo e soltanto piacere.
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