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sabato 20 dicembre 2014

L'angelo e il mugnaio

Autore: Antonio Aschiarolo
Editore: Self Publishing
Numero pagine: 9
Prezzo: € 0,99 formato ebook



Trama: "La vita è un dono prezioso, e il tempo per goderla è troppo breve. Quindi sorridi sempre, e ricorda: la ragione trova spesso una possibilità, il cuore ti dà sempre una certezza" (Cit.)

La favola tratteggia il grande spirito umanitario di un mugnaio che trascorre i suoi giorni elargendo insegnamenti e valori ai propri figli. 
Da un angelo che gli appare in sogno, avrà ben due volte la possibilità di diventare ricco; ma, in entrambi i casi, rinuncia al proprio tesoro per far del bene a chi ne ha più bisogno.
Alla fine dei suoi giorni, dopo una vita di sofferenze e di sacrifici, troverà l'adeguata e inaspettata ricompensa.
Il messaggio che il racconto porta con sé, accomunato dal binomio fede - amore, parla incisivamente all'anima, relegando dietro a un muro l'apparenza e la futile bellezza umana. 

La mia recensione: Come è descritto nella trama, a questo mugnaio viene data la possibilità di diventare ricco dopo aver subito due grandi tragedie nella propria vita.
Ma lo spirito del mugnaio è buono ed ha un cuore grande. La sua vita si basa sul sacrificio e sulla grande fede in Dio.

La storia di per sé non è affatto male, insomma.. abbiamo a che fare con il vero spirito di sacrificio, e il dono dell'altruismo che,oggigiorno, scarseggiano.

Ho solamente da obbiettare un particolare. Credo di avere un pensiero contrastate con l'autore riguardo la fede in Dio.. e quindi, dal mio punto di vista, non è assolutamente la fede a doverci rendere altruisti verso chi è più sfortunato di noi, con il pensiero che, qualcuno al di sopra di noi, prima o poi, ci ripaghi donandoci chissà quale felicità.

Un gesto di altruismo, e la propria sofferenza, devono essere vissuti con uno spirito ben diverso da quello che mi ha fatto intendere l'autore. E' vero che non bisogna abbattersi mai, ma quest'uomo vive nella speranza che prima o poi venga ripagato da Dio che, a quanto pare, lo mette sotto esame per vedere se, dopo aver subito delle enormi disgrazie, la sua fede vacillasse oppure no. Perché come dice Dio stesso, alla fine del libro, era lui ad impersonare il mendicante, il cieco e successivamente il bambino. 

A mio parere la favola poteva prendere una piega diversa perché in questo modo è stata improntata troppo verso la fede in qualcosa nel quale in molti non credono. 
Purtroppo credo di non essere la persona adatta ad un'argomentazione simile, perché nel complesso il libro è scritto bene ed è molto curato nei dettagli.

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