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giovedì 31 marzo 2016

DARK ZONE - Le giornate autore #11 CRISTINA KATIA PANEPINTO




Buona sera lettori, 
siamo in fondo alla settimana, e come ogni venerdì ho il piacere di chiudere questa giornata autore dedicata a CRISTINA KATIA PANEPINTO e al suo romanzo Il fioraio di Monteriggioni.






Sinossi: Quando il PM Amedeo Cantini viene condotto davanti al cadavere di una giovane modella assassinata, capisce subito che quello sarà il caso più difficile della sua vita. Abbandonata dentro un cassonetto nei pressi del Parco delle Cascine di Firenze c'è infatti la figlia di Emma Aldori, suo grande e sofferto amore di gioventù.

Travolto dai fantasmi del passato, il magistrato chiede all'ex-moglie, la terapeuta Violetta Salmoiraghi, di affiancarlo nelle indagini. Insieme cominceranno a investigare sugli ultimi mesi di vita della ragazza e si addentreranno in un gioco di specchi fatto di tradimenti, intrighi e bugie, fino alla scoperta di un raccapricciante segreto, dietro cui si nasconde l'ombra omicida del Fioraio di Monteriggioni.

Il romanzo racconta un tema difficile, in cui la componente emotiva e sentimentale gioca un ruolo importante. E' l'amore, o quello che a volte si reputa tale, a trascinare nel baratro le vite dei protagonisti, ma è sempre questo sentimento ad offrire, alla fine, l'unica via di riscatto.






ESTRATTI


Dai vetri impolverati del finestrino avvistò alcune nubi bianche che si addensavano in lontananza sul profilo ondulato della Valdelsa. Scivolò sul sedile, abbandonandosi all'armonico rincorrersi delle colline e il dondolio regolare del vagone l'aiutò a calmarsi. Capì che era tardi per i ripensamenti. Salendo su quel treno, aveva accettato la tacita proposta di tregua di Amedeo, che finalmente si era deciso a coinvolgerla nei suoi rapporti con una famiglia da cui l'aveva sempre tenuta lontana. Se voleva essere all'altezza della situazione, non le restava quindi che mettere da parte le proprie paure e finirla di vedere in Emma un'invisibile rivale.Alla stazione di Poggibonsi trovò ad attenderla un anziano autista dal sorriso aperto, con cui percorse i morbidi declivi fino alla Tenuta degli Aldori. Sulla soglia di un suggestivo casale settecentesco fu ricevuta da Adele, la segretaria personale di Sav-erio, che con modi cerimoniosi e sfuggenti la condusse in un salone affacciato su una rigogliosa limonaia.La stanza profumava di mobilio antico e libri. A passi lenti, Violetta si accostò alla parete dove campeggiavano i diversi riconoscimenti assegnati al vino degli Aldori e si mise a scorrerli uno dopo l'altro, fino a giungere a un'ampia scrivania di mogano. Sul cuoio verde che ne ricopriva la superficie, vide una fotografia strappata in quat-tro. Ne accostò i frammenti con la punta delle dita e le comparve una bambina dai ca-pelli biondi, seduta in grembo a un giovane uomo.Mentre se ne stava china a osservare la foto, Saverio entrò dalla porta a vetri, ben rit-to sulla sua elevata statura. Violetta sollevò la testa e arrossì per essere stata sorpresa a spiare qualcosa che non la riguardava. Per dissimulare il proprio imbarazzo, lasciò risuonare nella sala un saluto eccessivamente squillante e allungò il braccio, andan-dogli incontro. L'uomo avanzò cordiale, ma si adombrò alla vista dei pezzi accostati sul bordo del tavolo. Fu comunque abile a controllare il proprio disappunto e si af-frettò a ricambiare la stretta.Il brivido di ribrezzo che colse Violetta al contatto con quella mano liscia e nodosa, la trovò del tutto impreparata e la fece indietreggiare leggermente.Saverio non diede peso alla sua reazione e con cortesia la invitò ad accomodarsi su una delle poltroncine in pelle rossa, poste accanto all'ampia vetrata che dava sul giardino.






Mentre stava svoltando in via della Spada, vide Claudia sfrecciarle di lato. La ragazza, visiera sulla fronte e zaino in spalla, procedeva spedita, parlando animatamente al telefono. Si mise sulla sua scia cercando di non farsi notare e appena le fu possibile, si posizionò dietro di lei nella speranza di carpire qualcosa della telefonata in corso.«Mi hanno buttata fuori e hanno messo i sigilli. Sono preoccupata per quello che abbiamo fatto. È stato un errore e vedrai che non servirà a niente. Non so come ho potuto darti retta... Non ci metter-anno molto a capire tutto e se vorranno delle spiegazioni, dovremo dire che è accaduto per sbaglio. Questa storia mi dà la nausea…»I rumori della strada costrinsero Violetta a spingersi un po' più avanti per riuscire a distinguere meglio le parole.«Sanno che si drogava, ma per ora non credo che abbiano idea dell'altra storia. Comunque mi hanno chiesto con chi si vedesse e andranno a controllare i tabulati telefonici per scoprire con chi stava telefonando giovedì sera, quindi preparati, perché la faccenda prima o poi verrà a galla. Senti, fra poco arrivo e ne parliamo.»Claudia riagganciò e Violetta le lasciò qualche metro di vantaggio fino a Piazza della Repubblica. Appena imboccarono il colonnato di via Pellicceria, nell'aria si diffuse un ritmico rullio di tamburi e il numero dei passanti cominciò a intensificarsi. Intuendo quanto stava per accadere, Violetta accel-erò nuovamente il passo, ma nei pressi del Palagio di Parte Guelfa si trovò circondata da decine divolti in trepidante attesa, tanto che fu costretta ad avanzare a mento in su, per non perdere di vista quel cappellino rosso, ormai sperduto fra la gente.Poi tutto accadde in un attimo.Claudia arrivò all'incrocio, controllò rapidamente entrambi i lati della strada e l'attraversò d'un bal-zo, scomparendo nel fondo di un vicolo. Violetta scattò in avanti per fare altrettanto, ma fu afferrata da un vigile, che le indicò l’approssimarsi del corteo degli sbandieratori. Con un moto di stizza si tirò indietro e rimase a osservare lo spettacolo multicolore che le sfilava davanti. Osservò senza par-tecipazione il volo delle aste, contro cui si avvoltolava morbidamente la seta delle bandiere, e attese che i ragazzi, ripresi in mano con misurata maestria i loro trofei, salissero la scalinata dell'antico edificio, custode dei vessilli del calcio storico.Quando la ressa dei turisti iniziò a disperdersi, si mise anche lei pigramente sulla strada del ritorno, ma alla svolta in via delle Terme una mano le si posò sulla palla, facendola voltare di scatto. Si tuffò negli occhi di Giulio e faticò a ritornare a galla.






Violetta sfrecciò per la stradina che costeggiava il retro degli Uffizi in direzione dell'Arno. Lei, che già di natura aveva un passo veloce, in quel momento si sentiva volare, trascinata da un'ira incontenibile.Spintonando più di un passante, percorse il porticato sottostante al Corridoio Va-sariano e, superato il Ponte Vecchio, tirò dritto tutto d'un fiato, arrivando sotto casa stremata. Nel tentativo di aprire il portone, le chiavi le caddero per terra. Lasciò an-dare un'imprecazione e ci riprovò, con le mani che tremavano a tal punto, da rischiare di rompere il metallo nella toppa. S'arrampicò ansimante per le strette scale fino alla porta di Giulio e afferrò l'anello d'ottone, sbattendolo contro il legno verde dell'uscio.Nessuno rispose.Non aveva considerato l'idea che potesse essere uscito, ma non si perse d'animo e continuò a bussare. Ad un tratto qualcosa si mosse dietro l'altra porta che si affacciava sul pianerottolo.«Signora Casini! È possibile che non riesca mai a farsi gli affari suoi?»Uno scatto secco segnalò che la vicina si era affrettata a coprire lo spioncino e Vio-letta riprese a picchiare con violenza.«Ti decidi ad aprire questa maledetta porta?»Distinse uno strascichio di passi all'interno, a cui seguì il cigolare lento delle mandate nella serratura. Attese che si aprisse uno spiraglio, poi spinse con furia, prendendo Giulio in pieno petto.Si ritrovò all'interno di un'ampia stanza, illuminata unicamente dal cono di luce che filtrava dal pianerottolo. Appena riuscì a individuare la sagoma piegata dell'uomo che si massaggiava dolorante, gli si avventò contro, spingendolo nel buio.«Ipocrita! Bugiardo! Come hai osato? Come hai potuto?»Brancolando nella penombra, Giulio provò a immobilizzarla. Ne seguì una lotta con-vulsa, dove lui alla fine riuscì ad afferrarla per un braccio e a farla roteare, bloccando-la contro di sé. La strinse forte, pressandole la bocca sulla nuca e ripetendo più volte di calmarsi. Il suo alito puzzava di alcol.Con una smorfia Violetta cercò di liberarsi dalla morsa, ma capendo subito di non es-serne in grado, abbandonò le forze, accasciandosi al suolo. Giulio la seguì nel mo-vimento e rimasero agganciati per terra col respiro corto.«Mi dai la nausea» mormorò lei, tentando debolmente di divincolarsi. Giulio la lasciò libera e si rimise in piedi, appoggiandosi al muro.«Vedo con piacere che sei passata a darmi amichevolmente del tu.»Chiuse la porta d'entrata e la stanza restò avvolta dall'oscurità. Violetta percepì i suoi movimenti sicuri e udì l'aprirsi di un'altra porta. Subito dopo l'ambiente fu scaldato da un bagliore rosato proveniente dalla camera adiacente.«Stasera c'è qualche difficoltà con il sistema elettrico e qui dentro la luce non funzio-na.»Le tornò vicino per aiutarla ad alzarsi, ma lei lo allontanò con disprezzo.Giulio la guardò con freddezza e si spostò verso l'isola di divani posta sul lato destro del salone.«Come vuoi, però ti avverto, sono molto ubriaco e faccio fatica a seguirti, quindi spiegami semplicemente perché ce l'hai con me.»Violetta non reagì. Improvvisamente si sentiva svuotata e niente sembrava avere più senso. Perché si trovava lì? Cosa credeva di ottenere? A quanto era accaduto non si poteva rimediare. Tutto era troppo marcio in quella storia e ciò che le rimaneva era solo il disgusto e la voglia di andarsene. Si sollevò dal pavimento e si avviò per uscire, ma Giulio, con prontezza inattesa, corse a sbarrarle la strada.«Eh, no! Tu non puoi venire qui, picchiarmi, insultarmi e poi sparire.»Quel rimprovero bastò a riaccendere tutta la rabbia che l'aveva spinta fin lì.

Anteprima: La tela del maligno



Titolo: La Tela del Maligno
Autore: Gianpiero Pisso
Casa editrice: Eretica Edizioni
Genere: Romanzo mistery/storico
Pagine: 254
Anno pubblicazione: 2016
Link per l’acquisto: prenotabile in ogni libreria indipendente o 
acquistabile direttamente dal sito dell’editore
Prezzo: € 15,00 formato cartaceo



Un interesse mediatico senza precedenti si è scatenato, nel 2012, per una scoperta che ha lasciato il mondo dell’arte, la Chiesa cattolica, università, studiosi di costumi, storici e gente comune senza parole. La televisione italiana ne ha parlato diffusamente in rubriche dedicate alla Scienza e al Mistero ma nessuno, ad oggi, è stato in grado di dare una spiegazione esauriente dei fatti.
Dopo più di quattrocento anni una studiosa si è accorta casualmente che nella basilica di San Pietro a Perugia, esiste un quadro colossale, uno dei più grandi d’Europa, che cela un inquietante mistero. 
La tela, un dipinto a olio, opera di un artista di scuola veneziana, Antonio Vassilacchi, vissuto attorno al 1600 e contemporaneo di Tiziano, del Tintoretto e di Paolo Veronese, osservata da breve distanza mostra santi, papi, alti prelati attorno a san Benedetto da Norcia, ma scrutata dall’altare maggiore, dove è possibile una veduta d’assieme, mette in luce un volto demoniaco. 
Come è possibile che nessuno se ne sia accorto prima? Per quale ragione si è introdotta l’effigie del Maligno in un luogo consacrato? Che significato e quale fine può avere avuto un atto del genere?
A tali domande solo l’autore della tela, Antonio Vassilacchi, potrebbe illuminarci in proposito ma l’eccelso artista ci ha lasciato quattrocento anni fa. L’Autore offre la sua personale interpretazione dei fatti, basandosi sulla Storia e sugli eventi noti. Dal suo racconto è possibile conoscere tutte le motivazioni che hanno spinto questo famoso pittore a un atto così provocatorio. 
Le bellezze e le brutture della laguna del 600 si fondono con gli avvenimenti tragici, le passioni e l’operosa ingegnosità di una delle repubbliche più gloriose e opulente della penisola, sopra la quale l’ombra inquieta della grave pestilenza del 1575, l’attività frenetica della Santa Inquisizione e altre calamità non previste sono in agguato per ghermirla e per distruggerla. 
La vita, le amicizie, gli amori e tutte le difficoltà del pittore greco, arrivato in giovane età a Venezia con la sua famiglia, sono rivissute fino alla sua decisione di giocare questo brutto tiro alla Chiesa e di beffarsi per più di quattro secoli di tutti noi. 
Mentre il Maligno sorride tra le fiamme nelle quali ordisce i suoi perfidi tranelli e la ventata eretica della riforma religiosa cozza contro la sanguinosa controriforma organizzata dalla Chiesa, l’arte fiorisce nella penisola come un fiore spuntato dal fango.
Riusciranno le forze del male a vincere la loro battaglia? 
Saranno capaci le nuove idee che aleggiano in Europa e tutti gli uomini di buona volontà a porre fine all’incedere del regno del Maligno? 






Trama: Il romanzo è retroattivo. L'incipit è la fine del racconto. Antonio Vassilacchi, insigne pittore di scuola veneziana, greco di origine, nato sull'isola di Milos ma vissuto sulla laguna ai tempi dei grandi Tiziano, Tintoretto e Veronese e allievo di quest'ultimo prima di diventare uno dei pittori preferiti dai dogi per affrescare le sale di Palazzo Ducale, si sobbarca in diligenza un lungo viaggio da Venezia a Perugia, unicamente per osservare come si comportano i fedeli durante la santa messa domenicale nella chiesa di San Pietro, adiacente al convento benedettino della città. Lì, alcuni anni prima, aveva dato una valida dimostrazione della sua arte, dipingendo ben undici tele della vita del Cristo, commissionate dal priore benedettino del convento.
Lo scopo della sua visita a Perugia è di costatare personalmente come i perugini avessero accolto il suo undicesimo dipinto, il più grande, quello che raffigura San Benedetto da Norcia, attorniato da santi, papi, porporati, che aveva denominato "Trionfo dell'Ordine dei Benedettini" e che faceva bella mostra sulla parete di ingresso alla chiesa. In quella tela aveva portato a termine la sua vendetta, mimetizzando il volto di un demone che si poteva però scorgere solo facendo molta attenzione alla visione d'assieme e non avvicinandosi troppo al dipinto. Altrimenti si sarebbero scorti solo i particolari, una schiera di prelati.
Perugia non aveva reagito come si sarebbe atteso. il suo piano di scandalizzare la città era fallito. Nessuno si era accorto delle sue intenzioni.
Durante il viaggio di ritorno in diligenza alla laguna ripercorre le tappe più significative e anche più dolorose della sua vita che lo avevano portato, giovanissimo, a Venezia: il suo apprendistato alla bottega del Veronese, il suo amore platonico per Marietta, l'infuriare della peste, la sua amicizia con un frate scomunicato nolano, Giordano Bruno, gli amori carnali con Marzia, disinibita perugina, l'incontro con padre Arnold, tutti i suoi tormenti per l'apparizione di una figura misteriosa che lo aveva in varie occasioni spaventato. Il demonio sembra accanirsi in modo particolarmente violento contro di lui. A Perugia, con il suo allievo prediletto, Tommaso, termina i lavori della commessa e consegna al priore benedettino le sue tele, compresa l'undicesima, quella con la quale condanna il Maligno a respirare ogni giorno il fumo delle candele, prigioniero in un luogo consacrato. Ci può essere punizione più grande per un angelo decaduto, causa di tanti mali? Poco importa se sinora i perugini non si siano ancora accorti di nulla.






Dipinto oggetto del romanzo: “Il Trionfo dell’Ordine dei Benedettini” di Antonio Vassilacchi, conservato nella basilica di San Pietro a Perugia.



L’autore: Nato in provincia di Varese, sul Lago Maggiore, dove attualmente risiede con la sua famiglia, l’autore è laureato in ingegneria aeronautica e ha, per molti anni, lavorato come dirigente industriale in grosse società italiane e multinazionali straniere.
Ama viaggiare e dedicarsi alle sue tre principali passioni: scrivere, leggere e dipingere ad acquarello. 
La sua narrativa, sempre attuale e talvolta ironica, rifugge dagli eccessi e vuole proporsi come una lettura spensierata, disinvolta e scacciapensieri. 
Vincitore del premio nazionale “Le Porte del Tempo” 2012, categoria Saggistica, con l’opera: La profezia del Cristo Pagano, edita da Eremon Edizioni. Ha pubblicato anche con Kindle l’e-book Rudiobus, il cavallo d’oro.

giovedì 24 marzo 2016

DARK ZONE - Le giornate autore #10 DIEGO ROMEO




Buona sera lettori, 
siamo in fondo alla settimana, e come ogni venerdì ho il piacere di chiudere questa giornata autore dedicata a DIEGO ROMEO e al suo romanzo Lande percorse - La grande guerra.






Sinossi: Un impero millenario è in rovina, e lo scontro è inevitabile. L’impatto si rivela subito immane, le perdite incalcolabili. I capi non si sottraggono ai duelli, le battaglie diventano feroci. È la legge della Grande guerra.
Un’amara sorpresa è in agguato. Tutto sembra perduto, quando l’imperatore, i paladini e i generali soccombono.
Un viaggio inaspettato nel Mare astrale porterà il maestro e Karl su Hyachinto, alla ricerca dell’unico negromante che ha scoperto il segreto della vita eterna, con la vana speranza di chiedergli l’impossibile.
Sullo sfondo, i viaggi nelle dimensioni parallele e gli intrighi dei servitori del male, combattuti da maghi, elfi e nani in cerca di un riscatto.






ROSSO
Il colore rosso è simbolo del sangue e dell’energia vitale sia mentale che fisica. L’uso di questo colore aiuta a combattere le energie passive infondendo una straordinaria forza psichica e motoria. Il rosso simboleggia l’estroversione e la forza di volontà. Il rosso è sinonimo di forte passionalità, di grande personalità e di fiducia in se stessi.
Il rosso è il colore di chi ha voglia di vincere e brama di potere.


Abbina questo colore a Krina Van Leo perché è una donna determinata che sa quello che vuole. Una donna passionale che non si ferma all’apparenza ma sa vedere il bello che è dentro il cuore di ognuno. È profondamente testarda e orgogliosa, ma ha anche un cuore d’oro e il prossimo va sempre aiutato.




BLU
Il significato del blu è legato al cielo, all’acqua del mare, dei laghi e di tutte le grandi distese d’acqua. Il colore blu aumenta l’attenzione delle persone e li predispone ad essere più attenti e ricettivi. Simbolo di armonia ed equilibrio, il colore blu ha la capacità di rilassare l’individuo e di normalizzargli la frequenza del battito cardiaco e della pressione. Riduce lo stato d’ansia e porta equilibrio alla sfera emotiva. Quando guardiamo il cielo ci sentiamo sereni.
Il blu é il colore di chi è dotato di profondi sentimenti e di un equilibrio interiore stabile.
Il blu scuro rappresenta la calma totale.


Assegno questo colore a Michele Tallius perché lui è l’uomo della calma e dell’equilibrio. Colui che ha votato la sua vita alla guarigione del prossimo. Preferisce parlare con la gente e trovare un modo per conciliare le cose. Odia lo scontro diretto e ha sempre una parola di consiglio per tutti. Anche se spesso i suoi consigli sono criptici alla fine sono sempre i migliori.




VIOLA
Se sogni il colore viola, significa che hai bisogno di intimità ed affetto e ti senti attratto da ciò che è mistero e magia.
Il viola è il colore di chi predilige le sensazioni forti e tende ad identificarsi con il prossimo. E’ apprensivo, impacciato, ma nello stesso tempo vuole essere compreso. Il colore viola accresce la capacità creativa e la fantasia e quindi chi ama il viola è amante dell’arte. Tale persona è anche intelligente, umile, prudente e saggia.
Vive di emozioni a discapito della razionalità.


Assegno questo colore a Creg perché è una persona in costante ricerca d’affetto e di approvazione. Nonostante il suo aspetto è la persona più gentile del mondo, nonostante il suo passato, ora si prodiga prima per gli altri e poi per se stesso. Anela a una vita tranquilla insieme alla sua Krina, ma sa benissimo che questo non potrà mai avvenire, perché la sua razza è una razza nata per combattere.




NERO
Il nero nei sogni rappresenta un momento di cambiamento e di grande trasformazione.
Chi sceglie il nero rinuncia a tutto e protesta energicamente contro una situazione che non è come egli vorrebbe che fosse. Si ribella alla sorte, rischiando di agire in un modo precipitoso ed irrazionale.
E' il colore del buio, della morte, del male e del mistero, ci parla del vuoto, del caos e delle origini, è contro-bilanciato dal suo opposto, il bianco, simbolo di luce: il dualismo luce/oscurità non si presenta in forma simbolica morale finché le tenebre primordiali non si siano divise in luce e buio, quindi all'inizio dell'esistenza, esso non è rappresentante del male in senso univoco.
Nella tradizione simbolica quindi l'idea delle tenebre non ha ancora significato negativo, perché corrisponde al caos primigenio dal quale può nascere ogni cosa, esso è infatti associato all'invisibile e all'inconoscibile, quindi anche alla divinità creatrice originale, o la scintilla iniziale da cui tutto si è palesato, alla faccia nera della LUNA o alla luna nera.


Assegno questo colore a Abraxas perché lui è l’oscuro servitore del dio del male, ma anche perché nonostante la sua malvagità non è spietato ma rappresenta l’idea di raggiungere un nuovo ordine attraverso la forza. È controbilanciato dal suo amico/nemico Karl Erik van Eira. Insieme i due rappresentano il bene e il male, la luce e le tenebre.




ORO
Il giallo è il colore più luminoso, dà un'impressione di leggerezza e di gaiezza. Il giallo, è evocatore. Come il rosso, il giallo aumenta la tensione, aumenta i batti del polso e la respirazione, ma lo fa in modo meno regolare. Il giallo si riflette, irradia, la sua è una gaiezza impalpabile. Il giallo manifesta una personalità aperta e indica rilassamento o potere. Dal punto di vista psicologico, il rilassamento è una liberazione da tutti i problemi, da tutte le contrarietà. il giallo è il simbolo del calore del sole, della gaiezza, della gioia. la sua percezione sensoriale è il piccante, il suo contenuto affettivo una volatilità piena di speranza.


Abbino questo colore a Lomallin Dar’Auren perché come dice anche il suo cognome elfico lui è il raggio di sole che scalda i popoli. Essenza di concentrazione e di calma è l’esempio perfetto di simbiosi con madre natura.






Hyachinto era una città pressoché bizzarra. Non aveva uno schema preciso, ma un’espansione caotica. Sembrava che nessuno si fosse preoccupato mai di rispettare anche le più basilari leggi dell’urbanistica. Palazzi attaccati l’uno all’altro senza regole, finestre che affacciavano in altre finestre, vicoli che diventavano vie consolari all’improvviso e viceversa. Nulla aveva una disposizione logica; tutto era affastellato a formare più livelli. Gli strati più bassi erano più opprimenti, e di conseguenza i più poveri. I quartieri più alti erano più ricchi; lì vivevano i nobili e le autorità cittadine. Il colore azzurro regnava ovunque. L’unica variazione erano le sue sfumature: da scuro a un celestino così brillante da sembrare cristallo e offendere chi non era abituato a tanto fulgore.

mercoledì 23 marzo 2016

Anteprima: Una sorpresa per te (in ogni tuo respiro) di Rujada Atzori

Titolo: Una sorpresa per te (in ogni tuo respiro)
Autore: Rujada Atzori
Editore: Butterfly Edizioni
Data di uscita: 22/03/2016
Pagine: 160
Prezzo ufficiale: 2,99  formato ebook(in offerta fino a Pasqua a 0,99 centesimi)
Link di acquisto: Amazon






SinossiCosa c'è di peggio che scoprire di aver chiesto la mano alla tua fidanzata storica completamente ubriaco? 


Alessandro ha una vita sicura e ordinaria: un lavoro, una casa, degli amici fidati e una fidanzata con cui sta dai tempi della scuola.Tutto potrebbe andare a meraviglia, se non fosse che le ha chiesto di sposarlo da ubriaco e una volta sobrio non è poi così sicuro del suo amore e della loro relazione... 
Giorgia ha 26 anni e una malattia incurabile: è sfigata cronica! 
Ha un lavoro che non le concede un attimo di respiro, una gatta che attenta alla sua vita tutte le volte che può, un'amica che per mantenersi fa video erotici ed è single perché ha fatto una promessa. In paranoia per i suoi difetti fisici, perché non riesce a fare a meno della nutella, cerca di vivere come un maschio: andando di letto in letto con chi le piace, peccato che il destino non le permetta mai di consumare... 
Tra battibecchi, equivoci e problemi di omonimia, complice un uovo gigante di cioccolato, i due si ritroveranno spesso sulla stessa strada. 
Una sorpresa per te è un romanzo che saprà sorprenderti! 

Anteprima: Doppia Coppia di Elizabeth J. K.

Autore: Elizabeth J. K.
Titolo: Doppia Coppia. L'amore ha due facce. La lussuria quattro.
Genere: Erotico
EditoreDavid and Matthaus 
Pagine: 186
Prezzo: € 14,90 formato cartaceo






Sinossi: Claudia e Roberto sono marito e moglie. Sono uniti, affiatati e innamorati nonostante qualche normale battibecco. La gita che Roberto organizza, però, li porta in una caldissima giornata di luglio fino in un centro termale vicino Roma dove, dopo essersi cambiata e pronta a immergersi nelle acque sulfuree, Claudia incontra un vecchio amico: Michele. La vista dell’uomo che non vedeva da oltre vent’anni le riporta alla mente tutta una serie di ricordi che credeva di aver perduto o forse, più probabilmente, seppellito sotto la coltre del tempo e della vergogna. Pur a tanti anni di distanza dall’ultimo incontro, tuttavia, Claudia non può fare a meno di notare come Michele sia ancora affascinante e capace, con un solo sguardo, di far vacillare tutte le certezze che lei si è costruita nel corso di una vita intera.
Il contraccolpo psicologico è devastante per lei. E, incapace di opporsi ai suoi ricordi, Claudia si ritrova a vivere quell’autunno di vent’anni prima, quando lei e Roberto conoscono per la prima volta Michele e la sua giovane moglie Lana. Tra i quattro la sintonia e l’amicizia nascono immediate e sincere, favorite dai rapporti di lavoro tra Roberto, giovane avvocato in carriera, e la ricca ereditiera Lana, che si avvale del suo contributo per alcune questioni legali. Un’amicizia improvvisa e inaspettata che tuttavia si tramuta in una sola serata in un perverso gioco di sguardi e allusioni piccanti che portano i quattro a varcare, quasi senza accorgersene, il sottile confine tra indipendenza e intimità. Da quel momento in poi l’escalation di lussuria e passione sarà inarrestabile e travolgente. I due uomini finiranno così per scambiarsi le rispettive mogli quasi ogni sera, mentre le due donne daranno il via a una pericolosa sfida tra loro per dimostrare chi è in grado di osare di più. La timida e introversa Claudia arriverà dunque a scoprire lati di sé che non credeva neppure di possedere. E finirà per scoprire che quella nata come una sfida con Lana è in realtà una sfida con se stessa; una sfida che, complice un rapporto sempre più spinto tra i quattro, rischierà di spalancarle le porte di un Inferno fatto non di diavoli e supplizi, ma di libidine e carnalità. Spinti ormai oltre ogni limite, Roberto e Claudia parteciperanno a una serata organizzata in casa di Lana con politici, imprenditori e protagonisti del jet set italiano. In un vortice di passione, tuttavia, la serata si tramuterà in un’orgia sfrenata, nella quale Claudia diverrà l’oggetto del desiderio di quasi tutti gli uomini presenti. Sconvolta e spaventata, terrorizzata per ciò che è diventata e per la violenza che sta per subire, Claudia sente se stessa perdersi sempre di più. Roberto, però, resosi conto del terrore di sua moglie, correrà in suo soccorso e la porterà via di peso da quella vita che, in fondo, nessuno di loro due vuole.






Elizabeth J. K. nasce nel 1979 a Edimburgo, da padre scozzese e mamma italiana. Dopo un’infanzia passata tra i vicoli della città e le highlands, torna in Italia in seguito alla separazione dei genitori. Si trasferisce quindi a Roma, dove compie studi umanistici fino alla laurea. Svolge vari lavori fino a decidere di rientrare nella terra natale, grazie all’offerta di una grossa multinazionale. Attualmente vive nella sua casa poco fuori Edimburgo, con il suo cane Cooper. Pur avendo sempre amato scrivere fin dalla più tenera età, solo di recente si è convinta a far girare il suo manoscritto. “Doppia coppia” è il suo esordio letterario.






  • Perché una lettrice dovrebbe leggere il tuo libro?
Per prima cosa grazie per lo spazio che mi state dedicando. Credo perché può trovarci qualcosa di nuovo, che non si trova in altri romanzi di questo genere. L’erotico è stato sfruttato parecchio negli ultimi due-tre anni. E col tempo mi pare abbia esaurito molta della sua carica. Io ho cercato di rinverdirlo, con una storia che non fosse fine a se stessa. L’atto sessuale, ancorché esplicito e presente in tutto il romanzo, non è mai fine a se stesso. E la protagonista non è la classica segretaria che incontra il bello e dannato, ma una donna complessa, con sogni, speranze e progetti, ma anche con le sue debolezze, le sue delusioni e la sua monotonia.

  • Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?
Come dicevo poco sopra, l’innovazione sta in una trama complessa, che non ha nulla da invidiare ad altri romanzi di altro genere, ritenuti dalla critica più “seri”. Faccio di nuovo riferimento alla protagonista per sottolineare come sia un personaggio a tutto tondo, non certo la classica “bambolina” che si fa travolgere dalla passione. La storia stessa, come dicevo, è ben articolata e avrà uno sviluppo che, a mio avviso, sorprenderà il lettore. Per quel che riguarda gli elementi di continuità, invece, sottolineo che ho mantenuto la fortissima carica erotica che il genere impone, con scene mai volgari, ma allo stesso tempo molto sensuali e cariche di passione. Mi piace pensare che questa storia spinga le persone a farsi delle domande e a immedesimarsi nei vari personaggi.

  • Che cosa ti ha spinta a scrivere?
Scrivo da diversi anni. Avevo già buttato giù diverse storie in cui passione e carnalità si intrecciano. Con “Doppia coppia”, però, è stato diverso. Ho avuto l’ispirazione sulla storia in un momento ben preciso, tanto che appena rientrata a casa mi sono messa al computer. In una settimana il romanzo era scritto.

  • Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?
La storia nasce, come dicevo, da un episodio ben particolare. Proprio come la protagonista, anch’io ero in una località termale. E proprio come lei ho incontrato un vecchio amico. Da lì la mia mente ha cominciato a galoppare e mentre mi rilassavo nell’acqua bollente pensavo a che cosa sarebbe potuto venire fuori. Una volta a casa avevo tutta la storia in mente, con i personaggi e la struttura principale. Da lì ho dovuto solo assecondare i protagonisti nelle loro passioni e desideri.

  • Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?
Di solito sono molto organizzata quando scrivo. Ma come sottolineavo, questa storia è venuta prepotente e quindi l’ho assecondata scrivendo di getto. Ho scritto in maniera quasi continuativa per una settimana al termine della quale il romanzo era pronto. Era venuto così naturale che perfino la fase di editing e revisione è stata molto veloce, perché il risultato iniziale era molto simile a quello che volevo ottenere e quindi non ho dovuto lavorarci troppo.

  • Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?
Diciamo che sono ancora agli inizi con questo romanzo. Ho alle spalle una casa editrice grande, la David&Matthaus, che mi sta aiutando e si sta occupando molto della promozione. Hanno creduto fin da subito in me e nella mia storia e di questo li ringrazio. Io faccio il mio, però. Mi sono affidata a un giornalista, Stefano Mancini, che cura l’aspetto dell’ufficio stampa e dei contatti con i media. E a una bravissima blogger, Francesca Pace, che si sta occupando della promozione sul web di “Doppia coppia”, anche attraverso una pagina Facebook dedicata.

  • Progetti per il futuro?
Beh, tutto dipenderà da come andrà questo romanzo. Io ovviamente continuo però a scrivere, perchè non potrei fare altrimenti. E ho in mente anche la stesura di un nuovo romanzo erotico, con una storia tutta diversa rispetto a questo, ma come sempre con una trama solida e realistica.

  • Tre persone da ringraziare
Beh, direi Francesca Pace, la mia blogger; Stefano Mancini, il mio addetto stampa e Giovanni, il mio editore in David&Matthaus. E visto che non è una persona ci metto anche Cooper, il mio cane.






Il tavolo era un’unica lastra trasparente di vetro lunga dieci metri e larga almeno tre, sorretta da una serie di gambe di ferro modellato. Notò che chiunque avesse apparecchiato non aveva messo la tovaglia. Piatti, bicchieri e posate erano disposti direttamente sul vetro.
Roberto e Claudia si guardarono. Poi fu l’uomo a fare l'atto di sedersi.
«No, mio caro, non là» Lana lo fermò. «Quello è il mio posto. Scusami, ma mi piace disporre i convitati secondo i miei schemi. Beh, oggi siamo solo quattro, ma ci sono volte in cui mi piombano in casa anche trenta-quaranta persone e desidero che tutto segua un ordine rigoroso.»
«Figurati, Lana, dimmi tu dove mi devo mettere.»
«Là!» e indicò un posto. «Io starò di fronte a te, Claudia accanto a me e Michele davanti a lei. Non è meglio così? Mischiamo queste coppie, su!»
Lana lo fissò negli occhi. Roberto guardò lei, poi il piatto, poi di nuovo lei.
E la vide allargare le gambe sotto il tavolo di vetro.
Lana Bussolan, la sua giovane e avvenente cliente, non indossava gli slip. E, nel sedersi, la gonna le era salita a tal punto che Roberto vide ciò che aveva tra le gambe sullo sfondo delle sedie color avorio.
Distolse lo sguardo imbarazzato voltandosi prima verso Claudia, poi verso Michele.
Trasse un sospiro di sollievo nel rendersi conto che nessuno dei due se ne era accorto. Afferrò il bicchiere e mandò giù una sorsata generosa di rosso. Tossì, il vino era forte, non era lo stesso che avevano portato lui e Claudia.


Di nuovo Lana gli fece intendere di avvicinarsi. Lui non si mosse.
Michele intanto aveva affondato una mano tra le gambe della moglie. E il vestito si era sollevato a mettere in bella mostra tutto quello che c’era sotto.
Roberto deglutì senza riuscire a staccare gli occhi dal culo di Lana, così sodo e perfetto da sembrare quasi finto. La mano di Michele si insinuava nella vagina allargandola e facendo mugolare la donna di soddisfazione.
Lana gemette di piacere, attirando la loro attenzione.
Pur contro la sua volontà, Roberto trovava la scena eccitante come mai avrebbe immaginato. Notò che Lana era un fascio di nervi tesi. Sentì i pantaloni tirare all’altezza del cavallo.
Claudia se ne rese conto, nonostante i fumi dell’alcol e lo stordimento.
Pensò che avrebbe dovuto sentirsi offesa come donna; pensò perfino che avrebbe dovuto dare uno schiaffo a suo marito.
Ma non fece nulla di tutto ciò.
Quella scena, per una qualche inspiegabile ragione, stava eccitando anche lei.


Quello di Lana fu un sussurro, un istante appena prima che Michele le sfilasse il vestito dalla testa lasciandola nuda. La luce del fuoco si rifletteva sulla sua pelle di porcellana.
Poi, in maniera inaspettata, Lana fece qualcosa che nessuno dei suoi due ospiti si aspettava: si alzò in piedi, spinse via suo marito e, ancheggiando, andò verso Roberto.
Gli si fermò davanti. Abbassò una mano e gliela appoggiò sulla coscia. Cominciò quindi a guidarla verso l’inguine. Prima che arrivasse a destinazione, però, la mano di Claudia la bloccò.
«Che… che fai?»
«Quello che dovresti fare tu e che invece non stai facendo» ribatté Lana. I suoi occhi dardeggiavano sfida e passione. Il volto della ragazza era bellissimo, candido come una scultura d’alabastro. E le labbra ardevano di un rosso intenso, nonostante i baci appassionati di Michele.
Fece per riprendere a salire, ma Claudia non le mollò il polso. Lo sollevò, anzi, e lo spinse via.
Lana arretrò. Poi si sedette sul divano accanto a suo marito, sollevo i piedi sul tessuto e allargò le gambe mettendo in mostra il rossore della sua vagina.
La stava provocando, inutile nasconderlo.

  
«Che hai detto?»
«Mi hai sentito bene.»
«Forse. O forse no. Che hai detto?»
«Che è piaciuto anche a me.»
«Cosa?»
«Cosa secondo te?! Farmi scopare da te! Quella situazione… tutto! Mi eccitava vedere quella donna che si ostinava a sfidarmi e mi eccitava l’idea di farmi scopare da te così, in quel modo.»
«Dici davvero?»
«Dico davvero.»

  
L’uomo scese dalla gola al petto. E quando arrivò al seno Claudia lo prese e glielo porse come un’offerta sacrificale. Lui spalancò la bocca avida e lo agguantò. Lo infilò fra le labbra e cominciò a succhiare così forte che Claudia mugolò di dolore. Ben presto, però, quel dolore si trasformò in piacere e lei lo invitò a insistere, a continuare, a succhiare. Voleva sentire quel dolore, voleva che lui le facesse male.
Perché male era piacere.
Tra le gambe sentiva la vagina esplodere, gonfia e turgida come non ricordava di averla mai avuta. Sentiva i suoi umori bagnarla e colare caldi e densi come il gel più afrodisiaco che fosse mai stato creato.
Voleva toccarsi, voleva essere toccata e voleva vedere.


«Sei venuta?»
Roberto la costrinse a guardarlo. Quello di suo marito era stato un sussurro roco, ma a lei piacque. Gli piacque il modo in cui era suonata rauca la sua voce e gli piacque che fosse ancora mezzo vestito, che avesse ancora molto da darle.
«Sì, ma non pensare di fermarti.»
L’espressione di Roberto si tramutò. Claudia l’avrebbe definita famelica.
«Non ne ho alcuna intenzione.»


Claudia chiuse gli occhi ebbra di piacere.
Era già venuta, ma voleva venire ancora e ancora.
Non godeva così da cinque-sei anni. E non si sentiva così eccitata da… mai, cazzo! Non era mai stata così eccitata!
Sentì la fica gocciolare e per un attimo, una frazione di secondo breve come un battito di ciglia, si sentì in imbarazzo. Poi mandò tutto a fanculo e se ne fregò. Era eccitata, era normale che la sua fica gocciolasse. Diavolo, poteva essere un fiume in piena e non se ne sarebbe preoccupata.


Poi le prese la mano e le condusse l’indice dentro se stessa.
Oltre la sua era la prima fica che Claudia toccava in vita sua. E le piaceva da impazzire.
Cominciò a muovere la mano, mentre Roberto la scopava da dietro dandole colpi secchi, inflessibili. Stava morendo di piacere ed era la morte più dolce che potesse immaginare. Era già venuta due volte, una specie di record per lei. Ma a smettere non ci pensava minimamente. Voleva scopare, voleva godere, voleva toccare Lana fin nel profondo, infilarle anche tutta la mano dentro, se ci fosse riuscita.
Poi sollevò la testa e vide Michele.
L’uomo la guardava con aria animalesca. Era così eccitato che il pene gli pulsava con quell’enorme glande violaceo che sembrava ardere dal desiderio.


Andò su e giù, succhiò forte, assaporò, leccò e all’improvviso fu investita da un getto di sperma che la colpì alla gola.
L’istinto le disse di togliersi. La fica le ordinò di non muoversi e di ingoiarlo tutto.
E così fece. Ingoiò tutto quello che lui le diede e le piacque.


Roberto la guardò. Poi si chinò in avanti e sputò tra i glutei di Lana ancora china in avanti.
Claudia lo vide.
E intuì all’istante che cosa volesse fare suo marito.
E Lana, se anche lo aveva compreso, non diede segno di aver nulla da obiettare.
Lui estrasse il pene grondante saliva dalla bocca di sua moglie, lo poggiò tra i glutei di Lana e infine lo puntò verso il suo ano.
Lana allungò la mano e glielo prese. Roberto pensò che volesse fermarlo. Invece, con sua enorme sorpresa, la donna lo guidò verso quel buco stellato che lui tanto desiderava. E cominciò a spingerselo dentro.
Lana uggiolò. Lui pensò che fosse dolore, invece era solo e soltanto piacere.


L’uomo abbandonò malvolentieri la bocca di sua moglie, ma, quando si voltò, vide che l’altra donna reggeva in mano un vibratore. Glielo lanciò e lui lo afferrò al volo. Poi la guardò senza capire.
«Mettimelo dove vuoi…» Mosse un passo e gli fu accanto. «Dove vuoi…» ripeté sussurrandoglielo all’orecchio.


La delusione sul volto di Claudia fu ben più che evidente. Decise quindi di giocare diversamente e, dopo avergli lanciato un’occhiata densa di significato, gli fece cenno di raggiungerlo. Lui le sorrise, ma, prima che potesse avvicinarsi, Lana si intromise; si piegò in avanti cominciando a leccarle la vagina. Claudia fu presa alla sprovvista. E forse per questo le piacque ancora di più.
Una donna la stava leccando nella sua intimità e la cosa, invece di darle fastidio o peggio ancora di disgustarla, la eccitava oltre ogni sua aspettativa. Allungò le mani e allargò le grandi labbra, dando modo a Lana di affondare con la sua lingua, più piccola di quella di Michele ma allo stesso tempo più delicata.
Claudia gemette e a quel punto fece qualcosa che non credeva possibile: allungò la bocca e leccò a sua volta la fica di Lana.
L’altra donna non sembrava aspettare altro e gliela concesse con estremo piacere, in un “69” tutto al femminile che sembrò eccitare Michele più del dovuto. L’uomo tornò ad avvicinarsi, si mise dietro sua moglie e la penetrò con un solo colpo. Lana urlò e non sembrò solo piacere. Ma continuò a leccare Claudia gemendo al tempo stesso sotto i colpi implacabili del marito, che pochi attimi dopo prese un vibratore e glielo infilò nell’ano.
Questa volta Lana fu costretta a fermarsi, un piacere liquido e intenso che le risaliva inondandole la pancia. Si sentiva scossa e non soltanto per i colpi che le infliggeva suo marito, ma anche e soprattutto per quel piacere intenso che non ne voleva sapere di abbandonarla.


Il membro di Michele era enorme e lei lo sentiva entrare piano, dilatare all’inverosimile la sua vagina e toccare punti che nessuno aveva mai neppure sfiorato prima. Le piaceva da impazzire. In un solo istante di lucidità si ritrovò a pensare che era la cosa più bella che avesse mai provato.
C’era del dolore in sottofondo, ma era appunto solo un corollario, qualcosa che, anzi, contribuiva a rendere quella penetrazione un vortice di piacere nel quale lei cominciò a precipitare senza neppure rendersene conto.
Claudia non riusciva a credere a ciò che stava provando. Era piacere allo stato estremo, un godimento che le risaliva lungo la schiena insieme al pene. Si sentiva quel membro turgido e gonfio fin nella pancia e si domandò se le stesse per caso spostando qualche organo.
Sapeva che era solo follia e si lasciò andare a quella sensazione. Michele non finiva di spingere e lei si domandò quanto ancora ne avesse da darle.
Ognuno degli uomini con cui era stata a quel punto era già arrivato alla fine della propria virilità.
Michele invece continuava ad affondare e lei continuava a sentirlo andare avanti, a spingere, a farsi largo dentro di lei.


Claudia si sentiva piena, lo sentiva fin quasi allo sterno e sentiva le pareti della vagina dilatate all’inverosimile. Fremeva e uggiolava. Le piaceva a tal punto da domandarsi perché diavolo avesse aspettato così tanto, perché non se lo fosse fatto mettere dentro fin dalla prima volta.
Fu a quel punto che Michele cominciò a scoparla davvero.
E lei capì che il Paradiso in terra esisteva.


Lana si sollevò in piedi richiamando su di sé l’attenzione di Claudia. La prese per le mani e la attirò a sé, baciandola senza dire nulla.
La donna restò impietrita per una frazione di secondo; poi si ritrovò a ricambiare quel bacio in un misto di eccitazione e panico. In pochi istanti la lingua di Lana si insinuò nella sua bocca e lei poté sentì il suo stesso sapore sulle labbra di quella donna.
Mai avrebbe creduto di farsi trascinare in una cosa del genere.
Mai.
Invece si ritrovò non soltanto a farlo, ma anche a ricambiare e a godere di quel bacio saffico che la faceva sentire, paradossalmente, ancora più donna.

  
Solo allora Claudia si rese conto di essere bloccata. Anche se avesse voluto non sarebbe riuscita a liberarsi, né a muovere le mani, saldamente contenute dietro la schiena. Pensò che si trattasse di manette giocattolo, di quelle che si vendono nei sexy shop. Invece le bastò un’occhiata veloce per scoprire che erano fin troppo vere.
Il panico le esplose nel petto, salendole alla gola e da lì alla testa.
Non poteva fare nulla, era nuda e incapace di muovere le mani.
Sentì il terrore crescere dentro di lei. E tuttavia, in un istante fugace, quella paura divenne ancora una volta eccitazione. Non lo credeva possibile, ma il fatto di essere bloccata la stimolava perfino più di quanto avrebbe mai immaginato. Era in balia di Lana e di Michele; era un oggetto nelle loro mani ed entrambi avrebbero potuto farle tutto ciò che volevano.


Non poteva muoversi.
Non poteva neppure spostarsi.
Tutto ciò che poteva fare era continuare a leccare il cazzo enorme di Michele, farsi scopare la fica da Roberto e l’ano dal dito di Lana.


Venne e godette, sentì il suo liquido caldo scivolare a terra, bagnarle le cosce, le caviglie, riempire il pene di Roberto e tuttavia non le importava nulla. Per alcuni secondi fu come se non facesse neppure parte di quella stanza; come se non fosse neppure un essere vivente dotato di un corpo terreno.
Claudia fu piacere.
Solo e soltanto piacere.




mercoledì 16 marzo 2016

THE DARK ZONE - Le giornate autore #9 DAISY FRANCHETTO




Buona sera lettori, 
siamo in fondo alla settimana, e come ogni venerdì ho il piacere di chiudere questa giornata autore dedicata a DAISY FRANCHETTO e al suo romanzo Sei pietre bianche.






Pensato come prosieguo di Dodici Porte, primo romanzo della trilogia che ha come protagonista Lunar, Sei Pietre Bianche è stato concepito con una narrazione che lo rende un romanzo indipendente, che può essere letto e apprezzato anche da chi non conosce il primo episodio.

Sei pietre bianche circondano un obelisco nero.
Sei varchi dimensionali.
Un nuovo viaggio alla scoperta delle proprie origini.
Un bambino da salvare, una Dimensione corrotta da una materia oscura, un Amore che ha atteso cento anni per potersi annunciare.
Lunar è tornata.

A tre anni dall'esperienza nella Casa e dalla violenza che l'ha messa di fronte a un duro processo di trasformazione, la giovane protagonista di Dodici Porte non è più una ragazzina. Abita da sola in un piccolo appartamento in città, studia e lavora. Accanto a lei il fedele cane Sinbad, su cui grava una maledizione che Lunar non conosce, e l'anello che le ricorda costantemente il legame con la Terra dei Morti.
Dopo l'ultima visione avuta fuori dalla Casa, nella quale un bambino veniva rapito da un gigante, la giovane non ha più avuto esperienze del genere, o contatti con altre Dimensioni. A volte stenta a credere che ciò che ha vissuto nella Casa sia davvero accaduto. Ma c'è l'amico Sinbad a ricordarle chi lei sia.
Lunar ha stretto amicizia con Odilon, un bambino dal passato misterioso che vive in orfanotrofio. Proprio la scomparsa del piccolo, ad opera di un essere spaventoso, riporterà la nostra protagonista e il suo amico a quattro zampe a contatto con le Dimensioni parallele.
Lunar e Sinbad, con l'aiuto di Altea, proveniente dai Cieli Razionali, si metteranno sulle tracce dei rapitori di Odilon. Ha inizio il viaggio attraverso sei portali dimensionali rapprensentati da sei lapidi bianche. 
Di nuovo un percorso che è insieme scoperta di se stessi e di luoghi sconosciuti.
Di nuovo avventure formidabili che svelano quanto ci sia di sublime e oscuro nell'inconscio.






INTERVISTA DOPPIA AI PERSONAGGI


NOME.
L. Lunar
S. Selena

SOPRANNOME.
L. Nella mia vita precedente ero “la veggente”, in questa non lo so.
S. Penso che in molti mi chiamino “stregaccia”

ETÀ.
L. Diciotto. Centotrentasei circa, considerando tutte e due le vite.
S. Non li conto più

RAPPORTO CON L'ALTRO SESSO.
L. Ho amato un unico uomo che mi è stato sottratto dalla maledizione della strega qui sotto. Ho dovuto superare il trauma della violenza. Insomma, un rapporto sofferente. Ho molti amici maschi.
S. Ehi, sono la regina della Terra delle Pulsioni, Tukana. Ho rapporti con tutti i sessi, in qualsiasi momento e in qualsiasi modo. Ho macellato l’uomo che mi aveva acquistata quando ero solo una bambina. Direi che non ho freni quando si tratta di rapporti.

IL TUO UOMO IDEALE.
L. Sinbad, sempre e solo lui.
S. Non ho un uomo ideale, non esiste. Mi sono innamorata una sola volta e lui mi ha rifiutata per la ragazzetta qua sopra.

COLORE PREFERITO.
L. Nero
S. Rosso fuoco, come la passione.

CIBO PREFERITO.
L. Tutto ciò che mi preparava Virgilio quando mi trovavo nella Casa con lui.
S. Mangio poco, non mi interessa molto il cibo. A meno che non sia servito sul corpo nudo di un uomo.

DI QUALCOSA ALL'ALTRA.
L. Non me lo porterai mai via!
S. Può essere, ma tu non lo avrai ugualmente!

TRE AGGETTIVI PER DEFINIRE L'ALTRA.
L. Vendicativa, spietata, magneticamente bella.
S. Ingenua, debole, odiosamente bella.

UN LUOGO A CUI SEI MOLTO LEGATA.
L. La Casa, il mio luogo dell’Anima.
S. La Dimensione da cui provengo che ho dovuto abbandonare troppo presto.

BEVANDA PREFERITA.
L. Il tè speziato di Alma.
S. Infuso di droghe assortito.

BEVANDA ALCOLICA PREFERITA.
L. Non bevo.
S. Che noia Lunar! Bevo qualsiasi cosa riesca a stordirmi, ma non è facile che perda il controllo.

GIORNO O NOTTE.
L. Tutti e due
S. La notte, perché in quel momento la mia Dimensione si fa incandescente.

FAI UN SORRISO.
Lunar ha un sorriso delicato e timido.
Selena riesce ad essere perfida anche quando sorride.

SALUTA L 'ALTRA.
L. Ciao strega!
S. Ciao ragazzetta scialba!